Lo Juventus Stadium come un tempio, il cui poter magico
semprava poter essere sfatato. L’urlo dei 40mila bianconeri si strozza
improvvisamente al 4’ minuto, quando il “Lavezzi mancato”, Barrientos, imita
Caracciolo in occasione del gol contro l’Inter, e trafigge Buffon con un tiro a
giro. Sembra uno specchio che si rompe, un sogno infranto; lo spettro dei due
anni passati è vigile sui milioni di tifosi bianconeri. Izco e compagni si
gonfiano d’orgoglio e credono di poter essere i primi della storia ad espugnare
il nuovo stadio bianconero, ma la Juve ha nelle sue trafile il “Napoleone
Bonaparte”della situazione, il condottiero che illumina il sentiero: Andrea
Pirlo, passato da essere scarto del Milan, a faro della Juventus. E’ proprio il
bresciano a riaccendere gli animi dei suoi compagni quando al 22’ segna
(finalmente) su punizioneil primo gol in bianconero, che tardava ad arrivare.
In avanti Conte aveva schierato Quagliarella e Borriello,
bocciando così gli ex-titolari Matri e Vucinic. Il napoletano è apparso in
forma strepitosa,forse leggermente
egoista, ma, giocando in maniera molto esuberante, sfiora il colpo del 2-1,
colpendo la traversa dai 20 metri. A lui risponde quasi immediatamente Bergessio,
che brucia in velocità Bonucci, ma anche lui colpisce la traversa. La Juventus
alza il ritmo, ma non riesce ad incidere fino a quando, a metà del secondo
tempo,l’ex giocatore Motta diventa per la prima volta decisivo per i
bianconeri: stende De Ceglie in maniera tutt’altro che gentile e si becca così
il secondo giallo, il che significa Catania in dieci e Juve che ingrana la
quinta. Nonostante ciò, per evitare il secondo svantaggio ai bianconeri, ci
vuole un provvidenziale miracolo di Buffon, che salva il risultato su Almiron. Tuttavia
a partita la cambia ancora Pirlo (che nel frattempo aveva scheggiato la
traversa), sfornando un assist per Chiellini, che segna il suo secondo gol in
campionato, rivendicando il palo colpito mercoledì a Parma. Come minimo Conte
deve fare un elogio a Kosicky, che in occasione del primo gol posiziona
malissimo la barriera, e poi esce a vuoto prima del colpo di testa di
Chiellini. La partita sempra innestata sui binari giusti per Buffon e compagni,
ma manca la ciliegina finale, che confeziona ancora il nemico-amico Kosicky, sbagliando
un rinvio, intercettato da Pirlo che serve a Quagliarella, che trafigge il
portiere catanese. Nei festeggiamenti intorno alla bandierina interviene
Storari, che riesce (involontariamente e contemporaneamente) a dare uno
schiaffo a Bonucci, procurare un taglio al naso a Pepe, e a dare una botta in
testa all’autore del gol, che prontamente lo allontana. Lo screzio finisce lì,
la Juve deve avere in un gruppo granitico la sua forza, e finalmente ha
ritrovato il gol, la medicina migliore per qualunque scquadra. Unico neo della
serata la prova deludente di Padoin in un improbabile posizione di esterno
destro. Tra una settimana c’è lo scontro diretto Milan-Juventus, la partita che
vale una stagione. Forse si giocherà con Ibrahimovic, forse si giocherà senza,
ma una cosa è certa: la Juve sputerà sangue per portare a casa tre punti, che
in Corso Ferraris aspettano da troppo tempo.
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