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lunedì 13 febbraio 2012

La Cenerentola d'Africa, lo Zambia è campione


Zambia's captain Christopher Katongo kisses the trophy after winning the 2012 African Cup of Nations tournament's final match against Ivory Coast in Libreville
Davide contro Golia, Zambia contro Costa d’Avorio. Come spesso accade nei momenti decisivi della Coppa d’Africa la situazione si è risolta ai rigori, e la maledizione inflitta agli “Elefanti”, anni or sono, continua, in particolare al capitano e trascinatore, Drogba. L’impavida lotteria ha finalmente premiato coloro che erano arrivati già due volte a pochi passi dal traguardo, ma inciampati sempre sul più bello. Ma andiamo con ordine.
In una competizione orfana delle grandi nomee, quali Egitto (detentore del record di vittorie), Camerun, Sudafrica e Nigeria, il livello tecnico alquanto modesto ha fruttato una finalista scontata, la Costa d’Avorio, che in semifinale aveva battuto il Mali di Keita, e una finalista “cenerentola”, lo Zambia, squadra guidata da un coraggioso 43enne francese di nome Hervé Reanard, che presenta solo nomi sconosciuti, a noi campanilisti europei. Questi ultimi avevano superato ogni aspettativa, battendo in semifinale il Ghana, memore dell’avventura in Sudafrica due anni fa, e quindi fiducioso di arrivare all’ultimo gradino. Tanto per capirci, prima del torneo, nei punti scommesse lo Zambia non figurava nemmeno tra i possibili vincitori.
La partita, giocata a Libreville davanti agli occhi di Blatter, si presentava con un copione già scritto: Costa d’Avorio, piena di campioni dagli stipendi prossimi al PIL nazionale, che asfalta lo Zambia, squadra i cui investimenti fatti dal governo sono inferiori a quelli di una squadra militante nella nostra Lega Pro. Fortunatamente ci sono attori che il canovaccio lo prendono e lo buttano nel cestino, e questi indossano la maglia verde. Per la prima mezz’ora è lo Zambia a fare gioco, chiudendo tutti gli spazzi e evitando di far ragionare gli avversari, che sì,cercano di riprendersi, ma imbattono nell’individualismo di Gervinho e nell ‘anonimato di Drogba.
Ai calci di rigore, vincono per 8-7 i giocatori di Herve Renard - 3
Nella ripresa, esce il fantasma di Kalou ed entra Gradel, e la Costa d’Avorio sfiora il gol quando su assist di tacco di Drogba, il pallone d’oro africano Yayà Tourè calcia il pallone che esce per questione di centimetri. Tuttavia l’entusiasmo dello Zambia sembra prevalere, fino a quando Chansa non frana su Gervinho, obbligando così l’arbitro a fischiare la massima punizione. Fortunatamente per la squadra capitanata da Katongo, sul dischetto si presenta Drogba, che con la maglia della sua nazionale, nei momenti topici non ha molto feeling con il pallone. Dopo aver sbagliato anni fa in finale contro l’Egitto un rigore decisivo, e un altro in questa competizione, anche in questa occasione si fa ipnotizzare da Mweene, calciando così il pallone in tribuna. Il portiere in maglia gialla esulta in faccia al giocatore del Chelsea in stile Eddie Guerrero e cerca di dargli la mano; prontamente Drogba si scansa e accusa la zolla del campo per l’errore. In una finale avara di momenti veramente emozionanti, si passa così ai supplementari, dove solo lo Zambia sembra essere ancora in vita, e colpisce il palo con Katongo dopo una bellissima azione sulla destra.
La sonnolenza di gioco porta così agli inevitabili calci di rigori, un “must” della maggiore competizione africana, come la Costa d’Avorio ben sa. I rigoristi sono tutti baciati dalla dea bendata, soprattutto Bamba, al quale, dopo essersi visto parare il rigore da Mweene, viene concesso di ribattere il calcio di rigore, poi trasformato. Lo stesso Mweene, in perfetto stile Butt (ex-portiere del Bayern Monaco), si presenta sul dischetto e realizza il quinto rigore della sua squadra. Per assistere al primo e vero errore bisogna attendere il 15° rigore, quando Kolò Toure, propostosi al posto di Gervinho, non in vena di tirarlo, si fa parare un rigore calciato malissimo. Tutti i giocatori dello Zambia sono in ginocchio, cantanti e preganti, ma colui che poteva divenire il giocatore-copertina di un intero paese, Kalaba, spara alto, facendo così continuare la serie infinita di calci. Finalmente sul dischetto si presenta il giocatore dell’Arsenal, Gervinho: se non voleva calciare il rigore c’era un sicuramente un motivo, perché anche lui sbaglia clamorosamente calciando alle stelle. Si presenta così il Fabio Grosso di colore, Stoppila Sunzu. Nei suoi occhi si legge la stessa tensione e emozione del terzino della Juventus, solo che lui calcia di destro. Il rigore si insacca alle spalle di Copa e la Zambia può finalmente gioire. Un paese mitragliato dalla sfortuna e dalla povertà, stacca la spina per una sera dai problemi quotidiani e ringrazia i suoi eroi. Finalmente possono sollevare la coppa, che vale per loro una carriera, e cantare fino a tarda notte, come solo gli africani sanno fare. 

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