Qual è il colmo per degli inglesi? Venire a giocare a Roma,
e trovarsi in mezzo alla neve. Così è stata accolta la nazionale inglese di
rugby, in un candore romanesco che non si vedeva da tanto tempo, destinata a
lottare contro gli azzurri di Brunel tra le mura di uno stadio Olimpico
incredibilmente (quasi) pieno, nonostante il “blizzard” che aveva colpito l’Italia
durante la mattinata. Saranno stati tutti questi fattori, un po’ fuori dal
normale, a regalare ad una nazione intera 49 minuti di pura follia e soprattutto
utopia: battere l’Inghilterra non sembrava più così impossibile, dopo che, in
svantaggio per 6-0 e orfani di Castrogiovanni uscito per infortunio, gli
azzurri ci hanno messo la grinta e il cuore per ribaltare il risultato. Una
meta di Venditti, che sfrutta un brutto controllo di Foden permette l’Italia di
arrivare a un solo punto di distanza (in quanto Burton non trasforma); sempre
lo stesso Foden poi rischia seriamente di compromettere la sua reputazione,
quando sbagliando un passaggio a metà campo, regala a Benvenuti il pallone del
vantaggio, e del sogno italiano. Il boato dell’Olimpico è qualcosa di
incredibile, e la gioia di tutti i pub in cui i tifosi erano riuniti a guardare
la partita, vale molto più di qualunque vittoria. Al termine della prima
frazione, il tabellone di casa, recita Italia 12, Inghilterra 6. Il sogno continua,
ahinoi, solo 9 minuti. L’Italia ormai la conosciamo: cambia l’allenatore, ma la
mentalità resta quella di squadra “piccola”, che fatica a mantenere un
vantaggio, che in momenti come questi, vale oro. Masi, passando dalle stella
alle stalle (eroe contro la Francia l’anno scorso), calcia dai 22 facendosi
intercettare il pallone da Hodgson, che ripete la scena della meta realizzata
contro la Scozia una settimana fa. Questo è il punto di non ritorno, in quanto
in vantaggio ancora di due punti, concediamo troppi spazi regalando ben due
punizioni che ci costano uno svantaggio di ben 4 punti, che rendono così obbligatoria
la ricerca della meta. All'Italia manca il calciatore che risolva le situazioni complicate, il Wilkinson di turno, per capirci. Dieci minuti che sanno di beffa, di ingiustizia, ma
anche di cruda realtà. L’Italia regala emozioni e speranze fino all’80’, quando
un errore di Semenzato vanifica tutti gli sforzi dell’ultimo quarto d’ora. Onore
ai vincitori, ma soprattutto ai vinti; l’Irlanda è avvisata, questa Italia non
ha nulla da perdere.
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