Succede che ormai si cade nel banale, nel <<già
detto>>, nel ripetitivo ossequiare (e questa non è un’eccezione) colui
che forse supererà, o ha già superato, i mostri sacri della storia del calcio,
Maradona e Pelè, ovvero Lionel Messi. Alla tenera età di soli 24 anni (!), la
Pulce fa sì che la storia diventi veramente storia, archiviando un eroe balugrana
come Cesar Rodriguez, raggiungendolo e sorpassandolo a quota 234 reti con la
maglia del Barça. Ormai un nuovo record di Lionel è all’ordine del giorno, (uno
tira l’altro) nonostante prima o poi quest’ultimi finiranno. La stella agli
ordini di Guardiola non sa neanche più cosa inventarsi; dopo i gol al
Panathinaikos, al Real, al Getafe, al Siviglia (giusto per citarne qualcuno tra
i più belli da ammirare), Messi ormai si copia da solo: andatevi a riguardare
il primo gol segnato con il Barcellona, contro l’Albacete, e quello del record in questione,
contro il Getafe. Noterete che si assomigliano in maniera incredibile, oltre ad
essere bellissimi da vedere. Ci sembra di aver visto tutto, ma ogni domenica, e mercoledì, il
tre volte pallone d’oro ci ammalia con nuove delizie, nuove perle, sempre più
belle e decisive. E se come Ligabue insegna, “il meglio deve ancora venire”, aspettiamo
con impazienza il futuro, soprattutto Brasile 2014, vero e proprio banco di
prova per Messi e la “sua” Argentina. Ringraziamo il magnifico gioco del Calcio, e il suo Genio e amante per eccellenza, perchè tra 40, 50 anni, potremo
dire:<<Io ho avuto la fortuna di vedere giocare quel talento, Lionel
Messi>>.
Un blog per parlare di sport, soprattutto di calcio, in cui vorrei pubblicare ciò che scrivo, e ovviamente sono benvenuti i consigli e le critiche, senza però inutili discussioni riguardanti le fedi calcistiche! Nel caso in cui foste interessati ad usare il materiale, sarei grato se citaste la fonte, e mi informaste, grazie! L'idea dei "Mi piace" l'ho presa dal blog Montero77!
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venerdì 23 marzo 2012
martedì 20 marzo 2012
Il Capitano e il genio uscito dalla Lampada: la Juventus vola in finale di Coppa Italia
Non accadeva dal lontano 2006, quando la Juventus giocò la
Supercoppa Italiana: finalmente i bianconeri tornano a disputare una finale e a
giocarsi la possibilità di aggiungere un trofeo in bacheca. Per raggiungere questo
obiettivo è stato necessario sacrificare la “verginità” dello Juventus Stadium,
oggi stuprato da un Milan che esce a
testa alta, nonostante le numerose assenze, con la mente già al Barcellona. Sebbene
la Juventus esca sconfitta per 1-2 dopo i 90 minuti, che ha così regalato altri
30 minuti di spettacolo e sofferenza, amore e scaramanzia, la squadra di Conte
strappa il biglietto per la finale del 20 maggio grazie ad una magia di Mirko
Vucinic, al 96’.
La partita, che era prevista orfana di Ibrahimovic, invece
sceso in campo contro tutto e tutti, ha regalato emozioni fin da subito,
facendoci dimenticare quelle inutili e disgreganti discussioni pro o contro gli
arbitri. La sorpresa che ha regalato un sorriso, (e una linguaccia) a tutti i
tifosi bianconeri è senza dubbio la titolarità del capitano Alessandro Del
Piero, che servito da Lichsteiner dopo un’invenzione di Pirlo sblocca il
risultato alla mezz’ora. Dopo una prima frazione “agréable”, il secondo tempo
comincia col botto: gol di Mesbah, forse il peggiore in campo nei primi 45
minuti, e ora ancora di salvezza rossonera. Intanto Ibra ha lasciato il campo
al posto di Maxi Lopez: mai cambio fu più azzeccato. L’argentino regala
dinamismo e velocità in attacco, condendo la prestazione tattica con un gol da
cineteca, aggirando due difensori e scaricando un destro potente sotto la
traversa. Su questi due gol, c’è la firma trascendente di Galliani, che ha
portato questi due nuovi volti a Milano, e il secondo di questi, ha dato inizio
alla risalita del Milan, segnando a Udine. La Juve ci prova fino allo scadere,
soprattutto con Vucinic, ma avendo un Borriello che in campo incarna l’anti-Juve
per eccellenza, sembrando più stanco di chi ha corso 70 minuti più di lui, è
difficile segnare. Allora la direzione è una ed una sola: supplementari. E dopo
soli cinque minuti, il genio esce finalmente dalla lampada: dopo tre
prestazioni una più bella dell’altra (Genova, Firenza e questa), Vucinic
sceglie di diventare decisivo, scagliando da distanza siderale un siluro sotto
l’incrocio dei pali, proprio quello che aveva infilato Del Piero contro la
Roma; i giardinieri non dovranno togliere le ragnatele da lì almeno per un bel po’.
Il finale è solo per i cuori forti, in quanto un gol di
Inzaghi & co. (sì, proprio Inzaghi, che improvvisamente si accascia
infortunato, stringe i denti e resta in campo, guadagnandosi una compassione
positiva, da parte di tutti i tifosi di calcio) cambierebbe tutte le carte in
tavola. Fortunatamente, per il cuore di Agnelli in tribuna e Conte in panchina
(ancora senza voce, costretto a “sfruttare” il suo vice, Alessio) questo non
succede, e Orsato fischia la fine. Ora la “decima”, per “blasfemizzare” il
termine madrileno riferito alle Champions League, dista solo una partita, che
vale una stella, d’argento.
mercoledì 14 marzo 2012
Cuore azzurro, esperienza blues: il sogno partenopeo finisce
Il fattore Didier colpisce ancora: dopo l’eliminazione, più
o meno meritata (e prevedibile), di un’Inter sempre più nell’abisso, contro il
Marsiglia di Didier Deschamps, anche il Napoli cade, sprecando così un’opportunità
colossale di scrivere la storia, per mano, o meglio per testa, di Didier
Drogba, campione dalle due facce, trascinatore immortale del Chelsea.
Il set point era stato ottenuto all’andata al San Paolo,
vincendo 3-1 contro un Chelsea che annegava tra i problemi di AVB; 21 giorni
dopo, il match point è a Stamford Bridge, a due passi dalla Lista esclusiva
delle Top 8 d’Europa. Sprecato, più e più volte, spesso malamente. E’ mancato
il salto finale, quello nel vuoto, dove si rischia tutto, se non di più. Al
cuore azzurro, ha prevalso l’esperienza blue: la grande squadra, rivoluzionata
in panchina nel frattempo (onore almeno a Di Matteo, alla terza vittoria
consecutiva), è riuscita nella grande “Remuntada”, ribaltando la sonora
sconfitta esterna con un ancor più roboante 4-1 casalingo. I 5mila tifosi
azzurri, giunti a Londra con o senza biglietto, potranno dire “Io c’ero”, ma
non potranno dire che quella è stata una delle migliori prestazioni degli 11 di
Mazzarri. Allenatore che, forse condizionato dalla recente espulsione e
conseguente squalifica, si è fatto sentire poco dalla panchina, e probabilmente
anche questo ha inciso sul finale di partita, più molle che mai (i crampi erano
d’obbligo, comunque).
Il Napoli parte forte, e i tre là davanti fanno sempre
paura, specie in velocità, e creano non pochi sussulti nell’area di Cech,
almeno per i primi 20 minuti. Poi, purtroppo, l’Elefante ivoriano Drogba, apre
le danze con un gran gol di testa, cartellino da visita eccellente per uno dei
migliori attaccanti degli ultimi decenni. Cavani spreca, Zuniga temporeggia, e
il primo tempo si chiude sull’1-0 per i padroni di casa. Il rientro in campo è
una doccia fredda per i partenopei: solo 3 minuti e Terry, completamente
dimenticato dalla difesa azzurra, svetta
su un calcio d’angolo e insacca alle spalle di De Sanctis. Con questo risultato
i Blues sarebbero qualificati. Ma quando il gioco si fa duro, i leoni si
svegliano, e Inler, lo è per eccellenza. Come al Madrigal, lo svizzero
controlla un gran pallone di destro lancia un siluro nella porta di Cech, che
riaccende le speranze di una nazione intera. Dopo l’ingresso in campo di un
Fernando Torres in grande spolvero (non ai livelli di Anfield, sia chiaro), il
Chelsea riprende in mano la gara e costringe i tifosi a restare quantomeno mezz’ora
in più allo stadio: Dossena tocca con la mano dopo un calcio d’angolo, Lampard
non si fa pregare e trasforma il rigore del 3-1. Il fardello dei 90 minuti pesa
sulla schiena di tutti i giocatori in campo, e lo spettacolo ne risente. De
Sanctis perde il senno per un attimo, uscendo all’impazzata, ma per fortuna c’è
Torres a doverne approfittare, che puntualmente non ci smentisce. Non sarà lui
l’uomo della provvidenza. L’uomo in questione viene dall’est, e sarà ricordato
per sempre come il castigatore del Napoli: dopo una gran giocata al lato dell’area
di Drogba, Ivanovic trafigge De Sanctis e il cuore di tutti coloro che ci
credevano. Stamford Bridge è una bolgia, bandiere bianche-blu fanno da cornice
ad una serata triste per noi italiani (ovviamente, Di Matteo a parte), che si
conclude nel peggiore dei modi. Oltre ad un arbitro esplicitamente impaziente
di far guadagnare tempo ai Blues, un grande campione come Didier Drogba, autore
di una memorabile partita, cade nel fango dell’antisportività, simulando a mo’
di Bousquets, rovinando così l’icona che egli rappresenta.
Ora la speranza tricolore resta aggrappata al solo Milan,
venerdì ci sono i sorteggi, tutti a caccia di una delle 3 out-sider: Apoel
Nicosia, Benfica e Marsiglia. Va fatto “mea culpa” di aver detto cat, prima di averlo in the sac. Sarà per un’altra volta, ma
bisogna comunque ringraziare questa squadra per le emozioni che ha regalato,
pensando col senno di poi, cosa sarebbe successo se Maggio avesse segnato il
4-1 all’andata. Maledetto Cole.
martedì 6 marzo 2012
"Vacanze londinesi"
Che cosa c’è in comune tra Istanbul e La Coruña? Nulla,
geograficamente parlando. In termini calcistici invece, queste due città
evocano ricordi assai amari per i tifosi milanisti. Ad Istanbul il Milan perse
una finale di Champions contro il Liverpool, dopo essere stato in vantaggio di
tre reti a zero; nella città spagnola invece, dopo aver vinto 4-1 a San Siro
all’andata, i rossoneri persero per 4-0 dicendo così addio alla coppa delle
grandi orecchie. Non è andata così stasera, ma poco ci è mancato che a questa “particolare”
lista non andasse aggiunta anche la voce <<Londra>>.
15 Febbraio 2012: Il Milan, dopo aver pescato l’Arsenal come
avversaria degli ottavi di Champions League, stravince la partita di andata,
imponendo ai ragazzi di Wenger un rotondo 4-0, sinonimo di “tornate in Inghilterra,
questo è il nostro anno”. Così hanno fatto gli inglesi, che però, con astuto
silenzio e presunta rassegnazione, hanno preparato la partita di ritorno nel
migliore dei modi.
6 Marzo 2012: In perfetto stile inglese, lo stadio Emirates
è pieno in occasione del ritorno degli ottavi di Champions League contro il
Milan, nonostante la sonora sconfitta subita. Mezza Londra ci crede (possiamo
credere che i tifosi di Chelsea e Tottenham “gufassero” contro) e, a ragione,
si illude quel tanto che basta per rendere una serata indimenticabile. La
fresca brezza londinese spazza via i brutti pensieri dall’armata bianco-rossa,
che scende in campo armato di buona volontà e una grinta inesistente, solamente
qualche settimana prima.
Subito Koscielny, 20 minuti dopo, un rinato Rosicky, e poco
prima dell’intervallo Van Persie su calcio di rigore. 3-0; questo è il primo
tempo, niente di più, niente di meno. Giocatori onnipresenti (Rosicky, Song..)
e altri fantasmi veri e propri (Nocerino,
El Shaarawy..).
Doveva essere una “vacanza londinese”, ma bastano due tocchi
di magia francese che questo dolce limbo europeo si trasforma nel peggiore
degli inferni, solo che al posto delle fiamme ci sono sciarpe bianche e rosse,
e al posto dei dannati, irriducibili tifosi fedeli al proprio credo. Ecco che
tornano i brutti ricordi ai tifosi rossoneri, ormai assenti da troppo tempo
dall’esclusiva lista di Top 8 Europea, ma al rientro in campo le parole di
Allegri si fanno sentire: il Milan gioca più ordinato, buone ripartenze
fruttano anche più di un match-point, tutti puntualmente sprecati, oltre all’imprescindibile
ed onnipotente Ibrahimovic. Il girone dei suicidi dista solo un passo: se non
ci fosse stato il miracoloso Abbiati (al quale andrebbe dedicato il Duomo) che
salva un gol praticamente già fatto di Van Persie, saremmo qui a parlare dell’ennesima
beffa rossonera. Invece non è così, Allegri e tutti i tifosi rossoneri nel
mondo perdono parecchi chili e capelli, ma alla fine il Milan strappa un 3-0
(sì, sembra strano da dire..) che potrebbe valere una stagione. Tanto di
cappello ad entrambe le squadre, “non tutto il male vien per nuocere” starà
predicando Galliani..
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