Al San Paolo, dove fortunatamente non pioveva, si è tenuta la partita più bella dell’anno (fino ad ora), che ci ha regalato tanti gol e
spettacolo infinito. Nonostante le due assenze pesanti da entrambe le parti,
Marchisio e Cavani, abbiamo assistito ad un 3 a 3 che sa di sconfitta per il
Napoli e i suoi 80.000 tifosi presenti allo stadio, e che invece per i bianconeri
assomiglia ad una vittoria, per il modo in cui è stato ottenuto. Il primo
tempo, così come il secondo, ha assecondato le aspettative di tutta Italia: una
partita ricca di gol, ma cattiva, stracolma di tensione. Dopo solo un quarto d’ora
il faro bianconero, Pirlo, si spegne affossando Lavezzi in area di rigore:
Hamsik trasforma, ma l’arbitro ordina di ripetere e lo slovacco ha così
l’opportunità di rompere qualche finestra intorno allo stadio, calciando alto.
Ma lo stesso beniamino dei tifosi partenopei non tarda a farsi perdonare, e su
ribattuta di una punizione, ribadisce di testa il pallone in rete. Finisce così
il momento migliore della Juve, che era riuscita fino a quel momento a far
girare discretamente il pallone. Il possesso palla continua, ma in modo
sterile, a ricordo della trasferta catanese di ottobre, e poco prima
dell’intervallo, Pandev sfrutta un rimpallo perso da Pirlo al limite dell’area,
siglando così il raddoppio.
Dopo un primo tempo così, chissà cosa ha detto Conte ai suoi
giocatori nello spogliatoio: la Juve che torna in campo nella seconda frazione
di gioco è un’altra squadra. Vucinic accende la lampadina, spodestando Pirlo, e
dai piedi di Vidal nasce il gol di Matri che accorcia le distanza, dopo soli 3
minuti. La Juve appare capace di tutto, e il Napoli gestisce malissimo il
vantaggio, ma proprio nel momento migliore dei bianconeri, Pandev, un minuto
prima di essere sostituito trova un eurogol condito da un erroraccio difensivo
di Bonucci. Il macedone non poteva dare un segnale migliore ai tifosi per
essere accettato. Lo stadio è tutto per lui, che si gode la standing-ovation
quando lascia il posto a Santana. Non è in dubbio che a questo punto, colpita
nel morale, la Juventus Delneriana avrebbe perso la partita, e malamente. Ma
questa è un’altra storia: passano solo 4 minuti e, dopo che Vucinic salta un
difensore e lancia Estigarribia solo davanti a De Sanctis, il paraguaiano sigla
il suo primo gol italiano. Conte è il primo a crederci, e fa bene: il giocatore
rivelazione della sua Juve, Simone Pepe, ottiene palla a metacampo, e dopo una
cavalcata infinita, aiutata da un rimpallo vincente, piazza in modo lucido il
pallone alla sinistra del portiere azzurro. La partita a questo punto si gioca
sul piano fisico, e la Juve sembra essere più propensa a vincerla. Nel finale
entrano Del Piero e Quagliarella, quest’ultimo accolto in modo tutt’altro che
affettuoso dai suoi ex-tifosi che espongono uno striscione gigante raffigurante
la sua maglia con il numero 71, ovvero “uomo senza valori”. Il settimo gol
della serata non arriva, arriva solo il triplice fischio di Tagliavento che
manda tutti sotto la doccia, e i 700 tifosi bianconeri che intonano “O Surdato
nnamurato”, che suona come una coltellata ai tifosi rivali.