Visualizzazioni totali

martedì 29 novembre 2011

La partita più Pepata


Goran Pandev festeggia così dopo il gol del provvisorio 3-1. Ansa
Al San Paolo, dove fortunatamente non pioveva, si è tenuta la partita più bella dell’anno  (fino ad ora), che ci ha regalato tanti gol e spettacolo infinito. Nonostante le due assenze pesanti da entrambe le parti, Marchisio e Cavani, abbiamo assistito ad un 3 a 3 che sa di sconfitta per il Napoli e i suoi 80.000 tifosi presenti allo stadio, e che invece per i bianconeri assomiglia ad una vittoria, per il modo in cui è stato ottenuto. Il primo tempo, così come il secondo, ha assecondato le aspettative di tutta Italia: una partita ricca di gol, ma cattiva, stracolma di tensione. Dopo solo un quarto d’ora il faro bianconero, Pirlo, si spegne affossando Lavezzi in area di rigore: Hamsik trasforma, ma l’arbitro ordina di ripetere e lo slovacco ha così l’opportunità di rompere qualche finestra intorno allo stadio, calciando alto. Ma lo stesso beniamino dei tifosi partenopei non tarda a farsi perdonare, e su ribattuta di una punizione, ribadisce di testa il pallone in rete. Finisce così il momento migliore della Juve, che era riuscita fino a quel momento a far girare discretamente il pallone. Il possesso palla continua, ma in modo sterile, a ricordo della trasferta catanese di ottobre, e poco prima dell’intervallo, Pandev sfrutta un rimpallo perso da Pirlo al limite dell’area, siglando così il raddoppio.
Dopo un primo tempo così, chissà cosa ha detto Conte ai suoi giocatori nello spogliatoio: la Juve che torna in campo nella seconda frazione di gioco è un’altra squadra. Vucinic accende la lampadina, spodestando Pirlo, e dai piedi di Vidal nasce il gol di Matri che accorcia le distanza, dopo soli 3 minuti. La Juve appare capace di tutto, e il Napoli gestisce malissimo il vantaggio, ma proprio nel momento migliore dei bianconeri, Pandev, un minuto prima di essere sostituito trova un eurogol condito da un erroraccio difensivo di Bonucci. Il macedone non poteva dare un segnale migliore ai tifosi per essere accettato. Lo stadio è tutto per lui, che si gode la standing-ovation quando lascia il posto a Santana. Non è in dubbio che a questo punto, colpita nel morale, la Juventus Delneriana avrebbe perso la partita, e malamente. Ma questa è un’altra storia: passano solo 4 minuti e, dopo che Vucinic salta un difensore e lancia Estigarribia solo davanti a De Sanctis, il paraguaiano sigla il suo primo gol italiano. Conte è il primo a crederci, e fa bene: il giocatore rivelazione della sua Juve, Simone Pepe, ottiene palla a metacampo, e dopo una cavalcata infinita, aiutata da un rimpallo vincente, piazza in modo lucido il pallone alla sinistra del portiere azzurro. La partita a questo punto si gioca sul piano fisico, e la Juve sembra essere più propensa a vincerla. Nel finale entrano Del Piero e Quagliarella, quest’ultimo accolto in modo tutt’altro che affettuoso dai suoi ex-tifosi che espongono uno striscione gigante raffigurante la sua maglia con il numero 71, ovvero “uomo senza valori”. Il settimo gol della serata non arriva, arriva solo il triplice fischio di Tagliavento che manda tutti sotto la doccia, e i 700 tifosi bianconeri che intonano “O Surdato nnamurato”, che suona come una coltellata ai tifosi rivali.

sabato 26 novembre 2011

SP7: la Juve vola!


Le costanti sono due: quella bianconera si chiama Simone Pepe, che quando vede la Lazio vede nero; quella celeste si chiama Federico Marchetti, che tra i pali è sempre più prodigioso, nonostante stasera un gol lo abbia subito.
La Juve doveva essere orfana di Pirlo, che invece è sceso in campo, ed ha dimostrato nuovamente la sua importanza nel centrocampo bianconero; la Lazio invece per ordini di Reja si schiera senza Cissè, ma con Rocchi. La partita tiene un ritmo andante, tipico di entrambe le squadre, ma sotto porta la mancanza di lucidità si paga cara: prima Marchisio di testa, dopo, Pirlo su punizione, che trova una parata straordinaria di Marchetti, e poi Brocchi (pallone salvato in extremis da Buffon e da Barzagli) sfiorano il gol, e proprio quando Hernanes testa i riflessi di Buffon, che compie una super-parata, c’è un capovolgimento di fronte che in 13 secondi porta Pepe a segnare l’1 a 0. Il pallino del gioco si alterna, nessuna squadra molla, ma Rocchi fischia la fine del primo tempo.
La Lazio, privata di Brocchi, per cui subentra Gonzalez, ha addosso cattiveria e fame, e aggredisce la Juve più volte, fino al momento in cui Hernanes, coordinatosi in un nanosecondo, colpisce il palo di sinistro. Da lì in poi la partita cala di ritmo, ma la lampadina della Juventus resta accesa; su ordine di Conte si rallenta il gioco, ma bisogna ragionare, ed è severamente vietato buttare via il pallone. La Lazio va all’arrembaggio, la Juve resiste, Marchisio si prende un giallo che gli costerà la trasferta di Napoli, Giaccherini trova nuovamente la mano miracolosa di Marchetti, e nel finale Matri colpisce il palo esterno dal limite dell’area. Alla fine è il secondo gol consecutivo all’Olimpico di Pepe che decide la gara, e invola i bianconeri in testa alla classifica, con una partita da recuperare. A settembre, chi lo avrebbe detto? 

mercoledì 23 novembre 2011

La partita dell'Onore


Un gran paradosso quello del Milan, che esce tra gli applausi di San Siro: vale molto di più questa sconfitta casalinga che il pareggio di settembre al Camp Nou. I campioni d’Italia e di Spagna non hanno giocato tanto per la classifica, bensì per l’onore e le gloria, delle notti di champions. Nonostante il Milan avesse a disposizione solo la vittoria per centrare il primo posto nel girone, e quando ormai la rimonta pareva impossibile, il Milan non si è disunito e ha continuato ad attaccare in modo generoso, facendo divertire noi e tutti i presenti allo stadio.
Si è trattata tuttavia di un’ennesima prova di forza dei Blaugrana, che dimostrano di essere la miglior squadra del mondo, anche senza pedine fondamentali come Iniesta e Piqué. Un possesso palla quasi del 60%, che ha portato i vari Messi, Xavi e Villa più volte davanti ad Abbiati. Per primo ci ha pensato Van Bommel a portare in vantaggio il Barça, con una sfortunata deviazione sul tiro di Keita, e poi Messi, calciando due volte un rigore assegnato dopo che Aquilani aveva affossato Xavi (si tratta del primo gol della Pulce alle squadre italiane, arrivato solo al sesto incontro). In mezzo, la prima rimonta rossonera firmata dal peggior affare della storia catalana, Ibrahimovic. Ma il Milan non demorde, e con Boateng, che segna solo goal bellissimi, trova il secondo pareggio della serata. Xavi, che ci teneva a segnare un gol, dato che il primo è risultato essere un’autorete, ha poi messo in cassaforte il primo posto nel girone, sfruttando al meglio un taglio di Messi. L’imbarcata è stata evitata dai diavoli rossoneri, ma hanno rischiato più volte di subire grossi contraccolpi, non fosse stato per i salvataggi di Abate e Abbiati. Il Milan esce da questa sfida a testa alta, ma secondo, il Barcellona con la consapevolezza di avere dei difetti in fase difensiva, ma di essere ancora irraggiungibile.
Intanto, la serata di Champions non ha regalato molti gol, non fosse stato per il tragico Genk, che ne prende 7 dal Valencia, inguaia sempre di più Villas Boas sulla panchina del Chelsea, e promuove il Porto dopo aver sofferto per più di un’ora con lo Shakhtar. Le situazioni sono ormai tutte delineate, aspettiamo con ansia l’arrivo delle vere notti europee, quelle per cui vale la pena stare svegli fino a tardi!

Conte calma-animi!


Intorno a Vinovo circola un entusiasmo inconsapevole, quasi fastidioso ai bianconeri. L’obiettivo di Conte e giocatori è quella di tenere bassi gli animi, evitare di pronunciare la fatidica parola “Scudetto” e posizionarsi ben al di sotto delle vere aspettative. La Juve sta acquisendo consapevolezza dei propri mezzi, ma non bisogna dimenticarsi di come anche gli ultimi due anni iniziarono in modo simile, ma culminarono entrambi con un misero settimo posto. La differenza quest’anno sembra la stia facendo Antonio Conte, Capitano del passato, allenatore e trascinatore nel presente, la sua grinta, e il suo credo ossessivo riguardo al lavoro. I giocatori hanno capito che se non si da il 200% in allenamento, domenica non si gioca; i giocatori cosiddetti gregari sembrano trarne un grosso beneficio, come Pepe, sempre più simile al soldatino Di Livio, e anche giocatori noti per la loro superficialità stanno mostrando enormi margini di miglioramento: Vucinic ormai è abituato a tornare in difesa per recuperare il pallone, e far così ripartire l’azione.
Che sia questo l’anno buono della Juve? L’anno della definitiva rinascita? A Torino non ne vogliono parlare, almeno fino a Dicembre, quando si tireranno le prime somme; intanto noi ci godiamo questa Juventus lavoratrice ma spumeggiante, e aspettiamo con ansia l’anticipo di sabato sera allo stadio Olimpico.

martedì 22 novembre 2011

El MatadORO!



Piange lacrime di gioia, il San Paolo; i sui fumogeni illuminano la gloriosa notte partenopea, e italiana. Azzurri contro azzurri, italiani contro “italiani”: questa volta a Mancini non ha portato bene lo stadio di San Gennaro. E’ stata la serata napoletana più bella, dai tempi di Maradona, quando si vinceva il primo tricolore meridionale. Un Napoli che dal solito Matador, autore di una doppietta, che però tale non sembra,  analizzando il primo gol, e da un Pocho in forma strepitosa, viene trascinato verso un destino di cui solo egli stesso è padrone. Se il Napoli dovesse vincere al Madrigal, sarebbe la terza squadra italiana su tre a staccare il biglietto per gli ottavi, poco importa se da seconda qualificata. I 60mila del San Paolo più gli undici Leoni in campo, rispediscono a casa gli inglesi, seppur a testa alta, che avevano trovato il pareggio con il micidiale Balotelli, più volte vicino al raddoppio, non fosse stato per De Santis in versione Superman.
Mancini avrà pure avuto il lusso di tenere in panchina gente come Aguero, Nasri e Johnson, ma Mazzarri dal canto suo ha ottenuto una prova magistrale dei suoi, frutto del Cuore, più che della tecnica. I padroni di casa hanno infatti avuto più occasioni per chiudere il discorso sul 3 a 1, ma nè il palo, nè Hart hanno voluto regalare questa ennesima soddifazione. Vabè, l’importante è che siano arrivati i tre punti, e che l’Italia piano piano stia dimostrando il suo valore in Europa, con un Napoli che ha speso 1/60 rispetto al City negli ultimi anni, ma ha mostrato che con la determinazione si può arrivare ovunque.
Le altre partite europee hanno regalato spettacolo, chi più, chi meno, (basti guardare il gruppo D: 8 gol in una partita, 0 nell’altra), poche sorprese, se non il pareggio casalingo dello United, e la sofferenza nerazzurra nella fredda Trebisonda. Ma questa è una notte da incorniciare, per tutto il calcio italiano, comunque vada a finire.

domenica 20 novembre 2011

Povero Nicchi..


Per Massimiliano Nicchi, designatore arbitrale dell’ A.I.A. da un anno a questa parte, si è trattato di un vero e proprio sabato da dimenticare! Le tre squadra italiane impegnate in Champions League, questo fine settimana hanno avuto le rispettive partite “contraddistinte” da sviste arbitrali molto più che influenti. Ma se a gioirne è stata solo l’Inter, che ha replicato attraverso l’allenatore Ranieri  con un semplice: “per una volta capita a noi..”, Milan e Napoli, non hanno fatto pesare più di tanto gli errori come invece era solito Mazzarri, forse per prevenire la loro immagine (a dispetto di quanto accaduto in occasione di Inter-Napoli), ma è doveroso dire che sia i Partenopei che i diavoli rossoneri avrebbero più che meritato la vittoria. E pensare che proprio uno degli arbitri più considerati d’Italia, il bolognese Nicola Rizzoli, è sempre più al centro di episodi di questa natura: dopo la Supercoppa italiana a Pechino, e la partita Inter-Napoli, anche in occasione di Napoli-Lazio non è stato molto fortunato, poichè il suo assistente Nicoletti ha annullato un gol regolare a Cavani; in seguito ci ha pensato Marchetti a non far vincere il Napoli. Mazzoleni invece, “aiutato” dal suo collaboratore Di Fiore, ne ha combinate di più grosse, non assegnando al Milan due rigori più che dubbi, e annullando un gol valido a Seedorf, salvando così la Fiorentina. L’unico che ha alzato la voce in serata è stato quindi Davide Ballardini, tecnico del Cagliari, che si è lamentato per il gol in fuorigioco non segnalato a Thiago Motta, anche se bisogna dire che i rossoblù non abbiano fatto più di tanto per evitare la sconfitta, essendo sempre schiacciata dai nerazzurri. Che Ranieri si fose affidato alla provvidenza? Ci ha pensato però la domenica, a tirare su gli umori generali, con prestazioni sufficienti in tutti i campi: prestazioni che vogliamo vedere da qui, fino al 13 maggio. Speriamo.

venerdì 18 novembre 2011

Campionesse del Mondo!

E' arrivata nella notte la notizia che la nazionale femminile di pallavolo ha vinto il mondiale in Giappone, e ha così bissato il successo del 2007! Bisogna ringraziare però, oltre alle campionesse azzurre capaci di vincere 10 match su 11, la squadra ospitante, il Giappone, che ha battuto gli Stati Uniti, unica squadra che poteva superare l'Italia! Dopo aver quindi, staccato il biglietto per Londra 2012, battendo per 3 a 0 la cenerentola Kenya, la squadra di Barbolini è riuscita a vincere il torneo, tenendo così alto il nome dell'Italia nel mondo! Bravissime!

martedì 15 novembre 2011

La rivincita di Tabarez

Tabarez si è preso la sua rivincita, speriamo che almeno lui sia soddisfatto. In uno Stadio Olimpico tricolore, dalle reti delle porte, alla curva nord, fino alla tribuna Tevere, che non ospitava la Nazionale da troppo tempo ormai, l’Italia è affondata dopo il primo colpo di cannone sudamericano, l’unico a dire il vero: Fernandez servito in mezzo all’area riesce a far filtrare il pallone tra le gambe di Ranocchia, e infila Buffon. 1 a 0. Partita subito in salita per gli Azzurri, che tra un fallo e l’altro cercano di risalire la china, ma non è facile dati i colpi ripetuti sulle caviglie degli Uruguaiani (soprattutto su Balotelli), che rimediano ben 4 cartellini gialli solo nel primo tempo, e altri due nel secondo, uno dei quali farà scaturire l’espulsione di Alvaro Pereira all’81’. Sono infatti i due terzini uruguagi, a sinistra il fulmine del Porto, e a destra il “pendolino” onnipresente Caceres, (ora come ora grande rimpianto bianconero, nonostante la presenza di Lichsteiner) che mettono in difficoltà l’attacco, più che la difesa azzurra. 
L’Italia fa girare bene il pallone, ma mancano la cattiveria e la lucidità sotto porta: Pirlo accende la luce; Marchisio fraseggia bene con tutti e ruba palloni; De Rossi è sempre molto solido, ma Osvaldo non appare in serata, e non inquadra lo specchio della porta nemmeno una volta; Balotelli fa il possibile, ma non appena tocca palla viene “steccato”; (come d’abitudine allo Stadio Olimpico...); il solo Montolivo si ritrova fuori dal gioco, e non a caso viene sostituito all’intervallo a favore di Pepe, che dona un po’ di brio e velocità alla fascia destra, dove Maggio appareva un po’ isolato. E’ proprio il numero 7 che mette prima sotto esame i riflessi di Muslera, ottimi, e poi fa carambolare il pallone sul braccio di Alvaro Pereira al limite dell’area, che si becca così il secondo cartellino giallo e doccia in dirittura d’arrivo. Ci riprova poi Balzaretti, dopo un bello scambio nato da un calcio d’angolo, ma Muslera balza come un felino e salva nuovamente la porta della Celeste. Prandelli ci prova e ci riprova, arrivando a schierare un 4-2-4, con Pepe, Matri, Pazzini e Balotelli in attacco, e Buffon riversato oltre la metà campo, ma l’Uruguay si difende in dieci, e la partita finisce, dopo cinque minuti di recupero.
Meno male che si trattava di un’amichevole, se no chissà come sarebbe finita tra Chiellini e Cavani, che hanno continuato la battaglia sull’asse Torino-Napoli, prima dello scontro diretto del 29,e fatto scoppiare qualche scintilla nel finale.
E’ doveroso tuttavia dover ringraziare lo Stadio Olimpico, in primis per il calore e il supporto dato agli Azzurri, cosa che mancava da troppo tempo in Italia, e per gli incoraggiamenti e le ovazioni a Balotelli, un tempo fischiato sonoramente, proprio in questo stadio.
La formazione titolare di Prandelli

domenica 13 novembre 2011

Mission (Impossible) in Brasile

Sembra la bottega più cara di un paesino di montagna, invece è il Brasile, uno stato spesso associato alla povertà, dopo però i soldi ci sono, eccome se ci sono.
Partita ufficialmente la missione brasiliana, i vari Paratici, Ausilio, Braida, Sabatini, torneranno probabilmente nel Vecchio Continente a mani vuote, a causa delle esose richieste dei dirigenti del posto. Leandro Damiao, per cui è stata rifiutata un’offerta del Tottenham di 18 milioni, costa intorno ai 30 milioni, Lucas e Casemiro altrettanti, e non bisogna tralasciare il fatto che acquistarli, significherebbe investire molto su un giocatore di cui non sono sicure le prestazioni in un campionato come la Serie A. Anche gli altri giocatori osservati dalle squadre italiane, Dedè, Juan, Elkeson, Romulo, hanno prezzi non accessibili per essere considerati colpi del futuro. Purtroppo, a tutte queste barriere di tipo economico, si aggiunge un problema di cuore: la “Saudade”. Sono tanti i giocatori brasiliani che vogliono restare in Brasile per restare vicino a famiglia e amici, o che, trasferendosi in Europa, rendono al di sotto delle aspettative, a causa di quest’ultima.
Neymar invece crea un capitolo a sè stante, poichè per strapparlo al Santos ci vorrebbero ,come minimo, 45 milioni di Euro, e il suo recente rinnovo con la squadra bianconera gli ha assicurato uno stipendio da top player, quindi un’operazione che supererebbe i 100 milioni. Pare quindi improbabile vedere la nuova stella del calcio giocare in Europa, almeno fino al prossimo mondiale (In Brasile nel 2014). L’unico giocatore che appare in procinto di trasferirsi in Italia è Rhodolfo, su una base di 10 milioni, anche se ci sono stati rallentamenti, poichè l’allenatore della Juventus, Antonio Conte, non è pienamente convinto.
Se la storia non cambia, dovremo accontentarci del “solo” mercato europeo, su cui a gennaio le nostre big si butteranno a capofitto, visti i talenti che ci sono in giro.

sabato 12 novembre 2011

Lunga vita al calcio!

Può sembrare un paradosso pubblicare questo post subito dopo l'ultimo articolo che ho scritto, ma credo che Sky abbia proprio colpito nel segno con questa ode al calcio, che alla fine mi fà sempre venire i brividi!

Se non ci fosse il calcio, 
non ci sarebbero le partite, i tifosi, le porte, 
non ci sarebbero i sogni di tutta una vita
niente lacrime, frustazione, stringere i denti, nessun miracolo, telefonate agli amici, 
nessun salvatore della patria, 
niente paura, gioia, speranza, niente colpo di genio, 
nessuna esultanza, niente 4-4-2, 4-3-3, 
niente palla lunga e pedalare, niente "noi vogliamo 11 leoni". 
Se non ci fosse il calcio
non ci sarebbe niente da fare la domenica sera, 
niente di cui parlare tutte le altre sere, niente partite improvvisate, 
niente posti fissi sul divano, niente goal mangiati, niente fuorigioco da spiegare a tua moglie,
niente giovani promesse, vecchie glorie, partite da ricordare,
niente anticipi, posticipi, 
niente Serie A, Champions, niente Liga, Bundes, Premier
niente mille partite in diretta, niente alta definizione, 
niente campioni del mondo, niente calcio mercato, 
niente Ilaria D'Amico, 
nessuna libertà di scegliere quale partita vedere, 
niente che ci faccia veramente sognareLunga vita al calcio.

Io aggiungo che non ci sarebbe questo blog!



La vita nel pallone, il calcio "nel pallone"

Questo è un mio tema scolastico, quindi scritto ad un pubblico (l'insegnante) che di calcio proprio non ne capisce, ed è questo il motivo per cui non mi entusiasma più di tanto, tuttavia avrei voglia di condividerlo giusto per far riflettere su quello che è diventato il mondo del calcio. Ecco a voi:

E’ inutile nascondersi dietro ad un dito, il mondo del calcio è sporco, squallido, e a tratti incomprensibile: lo sanno i giocatori, lo sanno i tifosi più accaniti, e lo sa pure chi di calcio non capisce proprio niente. Una politica come quella calcistica non fà altro che mettere in risalto culture sportive ben più evolute, come quella del rugby. Tuttavia, com’è possibile che il calcio continui ad essere lo sport più popolare d’Europa e di gran parte del mondo? Come riesce ad ottenere che milioni di persone, pur di seguire la loro squadra del cuore e possedere tutti i gadget, spendano ogni anno circa quella che è la loro “tredicesima”? La risposta è che, nonostante ci sia molto marcio dietro ad esso, il calcio ti entra dentro la pelle, che chi non ha mai provato non può capire; è sempre un’emozione nuova ed unica. Quando ami il calcio, non puoi “disinnamorartene”, al massimo, se la propria squadra ottiene risultati pessimi può calare la passione, ma l’amore no, quello no. Non credo sia possibile spiegare ad una moglie o ad una fidanzata, che si lamenta per ogni partita di calcio, l’emozione che si prova a vedere la propria squdra dal vivo, che sia in televisione o dal vivo.
Quest’amore però, associato ad una stupidità tale, puù sfociare in un odio assassino e razzista, che va a danneggiare ancora di più l’immagine del calcio. Gli episodi a testimoniarne l’effettiva esistenza sono tanti, troppi. Una delle più grandi tragedie del mondo del pallone avvenne negli anni ’80: si giocava la finale di quella che allora si chiamava “Coppa dei Campioni”, a Bruxelles; le squadre in campo erano la Juventus e il Liverpool e la tregedia si consumò quando una delle barriere tra le tifoserie crollò a causa della TROPPA violenza dei TROPPI tifosi inglesi. Trentanove persone, giunte fino a lì per assistere a quello che avrebbe dovuto essere uno spettacolo, persero la vita. Questa verrà per sempre ricordara come “La strage dell’Heysel”, dal nome dello stadio in cui avvenne. Questa, trova ripercussioni negative anche nel calcio di oggi, poichì l’odio accentuato tra Juventus e Fiorentina, ha portato i tifosi viola ad indossare più volte una t-shirt con sopra scritto: “Trentanove in meno”. Episodi come questi superano il limite del rispetto e della decenza, e per questo andrebbero puniti, così come il razzismo, per il quale le società spesso sono costrette a pagare multe salate.
Purtroppo spesso ci troviamo a che fare con gente che non capisce il vero significato del calcio, a cui interessa solo fare del casino e andare contro le forze armate, come in occasione della partita Italia-Serbia a Genova, in cui i tifosi ospiti costrinsero l’arbitro a sospendere la gare, poichè rischiavano di invadere il campo armati di coltelli e petardi. La Serbia perse poi la partita a tavolino e i colpevoli furono arrestati. Bisogna però ammettere che in Italia la situazione è ben peggiore di molti altri paesi europei, in cui vige una cultura maggiore ed un rispetto per quello che è, un gioco. In Inghilterra per esempio andare allo stadio è visto più come uno spettacolo, è il calcio si vive solo lì dentro, non sette giorni su sette come da noi; ci sono meno pressioni e il tifo è più organizzato e civile. E’ incredibile vedere i dati relativi agli stadi italiani, spesso vuoti, e quelli tedeschi o inglesi in cui il pienone è di routine, oppure relativi al marketing: in Italia se una squadra vince il campionato si arriva a vendere circa 150mila magliette, uffiali, della squadra; in Inghilterra, il Manchester United per esempio, pur non vincendo il titolo nazionale riesce a vendere quasi 3 milioni di divise. Come mai accade questo? E’ semplice, se in Inghilterra cerchi una qualunque maglietta, la trovi subito, ad un prezzo accessibile; in Italia la scelta è minima e il prezzo ridicolo (quasi il doppio rispetto all’Inghilterra!). Questo è anche uno dei motivi della crisi che il calcio italiano (e non solo) sta attraversando: i grandi colpi di mercato, per quanto non possa essere etico e corretto spendere 50 milioni di euro per le prestazioni sportive di un giocatore, avvengono solo all’estero, mentre in Italia vi è solo un fuggi-fuggi spaventoso di campioni (vedasi i casi Sanchez ed Eto’o).
Addentrandosi ancora di più nell’etica del calcio, l’Italia assume un’immagine sempre più irrisoria agli occhi degli altri stati, a causa degli scandali che ci circondano, quali ,il più recente, delle scommesse e di calciopoli. A chi fatica ad arrivare a fine mese dà sicuramente fastidioche gente che già guadagna fin troppo, speculi su quello che dovrebbe essere puro divertimendo, rovinando così l’essenza principale del gioco.
Noi tifosi però riusciamo ad ignorare tutto questo e a goderci quello che noi amiamo, il puro significato del gioco del pallone. Se il mondo del calcio prendesse esempio da quello del rugby, in cui non esistono episodi persistenti di razzismo, violenza e odio verso un avversario, e alla fine di un match, i tifosi e i giocatori, mischiati tra di loro riescono a godersi una birra insieme in quello che si chiama “Terzo Tempo”.
Se tutti si dessero una mossa, e avessero veramente voglia di cambiare il calcio, potrebbe veramente tornare ad essere, sotto tutti i punti di vista, il più bel gioco del mondo.

Polonia-Italia, amichevole??

Un tifo incredibilmente agitato, acceso, e soprattutto caldo, è stato la cornice della notte fredda di Breslavia , in cui l’Italia ha superato la modesta Polonia, in un match tutt’altro che amichevole, notando le reazioni di alcuni giocatori come Pazzini e  Balotelli, o per i superbi fischi polacchi nei confronti degli azzurri. E’ stato un esame importante per lo stadio, che passa i test a pieni voti ed al contempo ci lascia un po’ di rammarico riguardo la nostra incompiuta legge sugli stadi, ed anche per la Polonia stessa, paese ospitante (Con l’Ucraina), di Euro 2012. Chissà, se le due nazioni matricole non riescano a rubare la scena alle olimpiadi londinesi? Il più soddisfatto comunque può ritenersi Cesare Prandelli, per aver “rovinato” la festa nazionale polacca (l’11 novembre si festeggia l’indipendenza acquisita nel 1918), per non aver concesso gol, grazie anche a Buffon, che ha parato il rigore, ma soprattutto a Blazscicosvsky, che ha eseguito la massima punizione in modo veramente pessimo, così da mantenere il primato europeo di due sole reti concesse, tra qualificazioni ed amichevoli,  e per aver messo in pratica esperimenti importanti in ottica Europei, come:
- la sistemazione di Thiago Motta al posto di Pirlo: prova più che sufficiente;
- il debutto di Abate e Ogbonna, i quali strappano entrambi un sei: il primo, dopo un inizio un po’ titubante è cresciuto in personalità e corsa, anche se spesso è apparso un po’ confusionario; per l’italiano di origini nigeriane invece solo un quarto d’ora, un cartellino giallo, meritato, ma un discreto coraggio, per uno che esordisce in Nazionale, giocando in B;
- lo schieramento di tanti numeri 9 in campo, e nessun 10 (vedere gli infortuni di Rossi, Giovinco e Cassano) giocando con “palla a terra”, e non “lunga e pedalare”.
 Ma la sorpresa migliore, che poi tanto sorpresa non è, è il primo gol, bellissimo, in maglia azzurra di SuperMario Balotelli, che dopo un tiro da quasi 30 metri a scavalcare il portiere, ha baciato lo stemma italiano, giusto per dimostrare l’attaccamento alla maglia. Ci sono stati poi i soliti giocatori da 7 in pagella, come Marchisio, (il primo gol nasce da un pallone rubato quasi in spaccata dal numero 8 della Juventus e della Nazionale) Pepe, che dimostra qualità, ma soprattutto tanta quantità, anche se in una prova un po’ opaca, o Pazzini, che nonostante appaia fuori dal gioco, riesce sempre a spizzarla in rete, su assist di Balotelli. Il numero 20, Matri, dimostra di essere fondamentale per tenere su la squadra, durante i contropiedi, ma la gioia del gol gli viene negata prima da un miracolo di Szczesny e poi da un fuorigioco inesistente fischiato dopo che aveva già superato il portiere polacco. Ranocchia, forse il peggiore degli azzurri, ha comunque mandato segnali di ripresa a Ranieri dopo l’infortunio (nota peggiore il fallo da rigore nel finale, ma Buffon salva la porta). Non avremo visto un’Italia bellissima (ben lontana dal modello Barça su cui i media hanno fatto tanto leva), bensì una squadra che fà ben sperare, che punge davanti, con un cinismo da grande squadra. Ma prima di sognare, aspettiamo match contro squadre un po’ meno modeste, un po’ più affermate, e poi all’Europeo, chissà...

P.S. Non so quanti di voi abbiano notato, come le pubblicità a bordo-campo erano in italiano, del film dei Soliti Idioti!