Visualizzazioni totali

domenica 15 aprile 2012

Mareggiata Blues, 5-1 al Tottenham


Come ieri, anche oggi metà dello stadio Wembley di Londra si tinge di blu, mentre l’altra metà di bianco, anziché di rosso. Ieri abbiamo gustato il “derby dei Beatles”, Liverpool-Everton (terminato 2-1), oggi quello dei “The Who”, o meglio, una delle tante stracittadine londinesi, Chelsea-Tottenham. Eventi emozionanti, valevoli per la finale di FA Cup che si terrà sempre a Wembley, il 5 maggio.
LONDON, ENGLAND - APRIL 15:  Frank Lampard of Chelsea celebrates victory after the FA Cup with Budweiser Semi Final match between Tottenham Hotspur and Chelsea at Wembley Stadium on April 15, 2012 in London, England.Quella di oggi è una giornata particolare, delicata, in Inghilterra, poiché ricorre il 23simo anniversario della tragedia dell’Hillsborough, ma siccome le disgrazie non tardano mai ad arrivare, durante le due partite giocate oggi (l’altra è Manchester United-Aston Villa, di Premier League) è stato ricordato Piermario Morosini, tragicamente scomparso ieri durante Pescara-Livorno, con un commovente minuto di silenzio. Si gioca nel tempio del calcio inglese, Wembley, là dove i sogni si realizzano oppure si infrangono. A sfidarsi sono il Chelsea di Di Matteo, che vede presentarsi all’orizzonte nove giorni in cui si deciderà molto del suo futuro e della stagione del Chelsea, tra semifinali di FA Cup e di Champions League, contro il Tottenham, reduce da solamente due vittorie nelle ultime sette partite, che schiera tra i pali Cudicini, ex-compagno di squadra e di vittorie dell’allenatore italiano.
Nel primo tempo non accade granché, facendo quasi rimpiangere la partita di ieri, se non qualche sporadica sgroppata di Bale e qualche invenzione di Juan Mata. Iniziano decisamente meglio i Blues, che spingono con Kalou e Ramires, illuminati da Mata, che scaricano a Drogba la responsabilità di segnare, con la pretesa di ottenere la finale contro il Liverpool in scioltezza, per poter già pensare al Barcellona. Crea poco tuttavia la squadra di Di Matteo, sprecando un clamoroso contropiede al 27’ con Kalou che serve Juan Mata, tagliando tutta la difesa, ma il controllo dello spagnolo semplifica a Cudicini l’uscita coraggiosa. Quando si sveglia il Tottenham la musica non cambia, poco fumo e poco arrosto. Lennon ci prova da fuori, Adebayor manca l’appuntamento col pallone facendo sì che si stampi sul palo, ma il risultato resta lo stesso, almeno fino a quando al 42’ minuto Drogba non chiarisce tutti i dubbi riguardo il suo valore e quello di Villas Boas, che gli preferiva Torres. L’ivoriano è con le spalle alla porta, marcato da Gallas: un tocco all’indietro per girarsi e  un sinistro potentissimo alle spalle di Cudicini. Si rientra negli spogliatoi con il Chelsea che possiede già mezzo biglietto della finale.
Dopo soli 4 minuti dalla consueta bevuta del te (forse un po’ in ritardo rispetto agli standard d’Oltermanica) accade quello che in Italia tanto amano, ma che Inghilterra non porteranno avanti per dei mesi, annoiando così le letture monotone dei tifosi: un caso di gol-non gol. Non servono a nulla due prodigiosi interventi di Cudicini, prima su Mata e poi su David Luiz, perché dalla mischia, lo stesso spagnolo calcia in porta, senza che il pallone varchi la linea di porta perché salvato da Assou-Ekotto, ma Atkinson, titubante, assegna il gol del 2-0 a Mata, scatenando così l’ira degli Spurs. Spurs che vengono nuovamente penalizzati dopo 7 minuti, poiché nonostante Bale segni a porta vuota, Cech andava espulso per l’intervento su Adebayor con conseguente calcio di rigore. Non serve a nulla tuttavia il gol del gallese, perché dopo un periodo morto di gioco, al 77’ Mata serve Ramires in mezzo all’area, che d’esterno destro “scucchiaia” il pallone per la terza volta nella rete di Cudicini. A mettere il punto esclamativo alla superlativa prova dei Blues (arbitro a parte) e a far prendere la via di casa con almeno 10 minuti d’anticipo ai tifosi del Tottenham ci pensano Lampard e Malouda, timbrando così un 5-1 che lascia poco spazio ai dubbi quando si riparlerà di questa partita. Prima l’inglese segna su punizione da 35 metri, ingannando il portiere italiano e dedicando come al solito il (gran) gol alla madre scomparsa; poi Malouda, dopo che Parker aveva scatenato una mezza-rissa, sfrutta al meglio l’ennesimo assist di razza spagnola e fa scivolare il pallone sotto Cudicini.
I giocatori saranno pure gli stessi, l’allenatore no. Allora è proprio l’allenatore italiano che ha il merito di questo straordinario finale di stagione dei Blues? Intanto, Spurs polverizzati, ticket per la finale di FA Cup in tasca e testa al Barcellona e al destino, col quale si ha un appuntamento mercoledì sera alle 20:45. Vietato sbagliare.

City inarrestabile, 6-1; il Liverpool è la prima finalista di FA Cup


Carlos Tevez of Manchester City celebrates, gesturing towards Norwich City fans, after scoring his second goal against them in their English Premier League soccer match in Norwich, eastern England April 14, 2012.
In una giornata dolorosa per il calcio mediterraneo, quando ancora la tragica notizia non era nemmeno immaginabile, in Inghilterra abbiamo avuto modo di assistere a parecchie partite, su tutte il derby di Merseyside e il City di Mancini di scena contro il Norwich.
Memoria onorata – A un giorno dal 23esimo anniversario della strage di Hillsborough, il derby di Liverpool va in scena lontano dai cancelli di Anfield o del Goodison Park, esattamente a Wembley, dove si giocano come è consuetudine, le semifinali di FA Cup. Nella tragedia dell’89, durante la semifinale di FA Cup contro il Nottingham Forest, morirono 96 tifosi reds, e la finale poi vinta dal Liverpool fu giocata proprio contro gli acerrimi rivali, i Toffies. Se non bastano i due derby cittadini in Premier, ecco che viene in salvo la Coppa Italia d’Inghilterra, come spesso è chiamata da noi, a regalare emozioni umane (minuto di silenzio e tributo con fiori e fasce nere) e sportive (la partita in sé). Subito la bilancia pende sulla sponda blu dello stadio della Nazionale inglese, per merito di Jelavic che in maniera molto cinica sfrutta un erroraccio difensivo di Agger e Carragher in fase di rinvio, trafigge la porta di colui che ha commosso una nazione intera, Jones. Quando oltre alla retroguardia anche l’artiglieria pesante sbaglia (vedi Carroll, che si divora un gol di testa facile facile) sembra tutto perduto, ma non è così: Suarez lotta per rimpossessarsi dello scettro del cinicism, e Suarez non esita ad accompagnare in rete un retropassaggio suicida di Distin. Verso la fine, a regalare la finale ai tifosi sponda red, così da mettere un po’ di sale su questa stagione insapore, ci pensa proprio Carroll, che traducendo in inglese“dalle stelle alle stalle”, goes from zero to hero.
Citizens alla sesta – 11 gol in due partite: è questo lo score del City di Mancini contro il Norwich di Lambert quest’anno, apprezzabile rivelazione della stagione inglese, che però nulla può contro lo strapotere petroliero di Moss Side. Dopo un match (tennistico?) vinto dai Citizens per 6-1, nonostante il risultato sia leggermente esagerato e crudele nei confronti dei Canaries, viene un po’ il dubbio riguardo al finale di Premier League: se Tevez avesse continuato a giocare anziché flirtare con Galliani e giocare a golf, dove sarebbe oggi il Manchester City? Ancora aggrappato a delle misere speranze provvidenziali dipendenti solo ed esclusivamente da un harakiri dei Red Devils, o appollaiato in cima alla classifica, a scrutare tutti dall’alto al basso? Eh si, perché è proprio l’Apache, Tevez, a trascinare i compagni di squadra alla vittoria. Una bella portata di Asado argentino, condito dalla ritrovata coppia del gol Tevez-Aguero ha fatto sì che il primo segnasse una tripletta, aumentando così i rimpianti di Berlusconi & co., mentre il secondo si accontentasse “solo” di una doppietta. Lo smash finale arriva grazie ad Adam Johnson, giocatore forse sminuito, perché inglese, dai suoi compagni costati decine e decine di milioni di euro. Il gol del Norwich, l’unico, è arrivato dai piedi di Surman, quando ancora il punteggio era sullo 0-2. Il microfono passa alla squadra di Ferguson, che può e deve vincere contro un inguaiato Aston Villa.
Lo Swansea si rimette in carreggiata, battendo per 3-0 il Blackburn, mentre il QPR di Cissè perde contro il West Bromwich, restando così a rischio retrocessioni. Finisce a reti inviolate la partita tra Sunderland e Wolverhampton.

domenica 1 aprile 2012

Oh Juvita, Juvita mia..


In termini tennistici, il Milan ha alzato una palla troppo in alto, perché la Juve non la “smashasse”: 1-1 col Catania (e che Catania) e possibilità ai bianconeri di portarsi a -2. Pronti, via, lo stadio è, come sempre, stracolmo, ma assiste ad un primo tempo scialbo, dei più noiosi della domenica calcistica, dove l’unico spettacolo sono i tifosi. Ci provano Borriello e Vidal, ma la palla esce entrambe le volte, e Hamsik, che però si fa ipnotizzare da Buffon. Si arriva al 45’ con una Juve più aggressiva di un Napoli molto sottotono, ma di concretezza in campo, proprio non se n’è vista.
Come contro l’Inter, la metamorfosi “Kontiana” si materializza nello spogliatoio, dal quale escono 11 indomabili leoni, e altrettanti docili agnelli, vittima sacrificale della Pasqua bianconera. Bisogna attendere solo 9 minuti, e in maniera più che fortunosa, Bonucci devia un tiro di Vucinic in mischia e spiazza De Sanctis, superstite fino a quel momento della gita torinese dei partenopei. L’esultanza del difensore a mo’ di culla, è forse presagio della sua rinascita, quella che tutti i tifosi bianconeri e azzurri (si intende della Nazionale) aspettavano. Il gol, in dubbio fuorigioco, precede un gol (stavolta regolare) annullato a Vucinic, ma la storia non cambia; a mettere al sicuro l’imbattibilità bianconera ci pensa Vidal, che dopo una serie di finte dal limite dell’area si inventa un gol fantastico di sinistro, chiudendo di fatto la partita. Dopodiché, diventa un vero e proprio tiro al bersaglio, con Quagliarella che si vendica di tutto il male che gli è stato tirato addosso dai suoi compaesani, segnando il terzo gol della serata, il secondo stagionale in campionato. La ciliegina sarebbe un gol del pupillo dello Stadio, niente meno che Del Piero. Volenteroso, quasi egoista, si ostina e sfiora due volte il gol, ma forse la Juve chiede troppo. Lo Juventus Stadium che canta “O’ Surdato ‘Nnamurato”, con un aggiunta di Ju- (Oh Juvita), è già abbastanza, per una lotta allo scudetto che si appresta a regalarci ancora tante emozioni. Nota stonata della serata, Borriello, che si danna in tutto e per tutto, ma sbaglia anche il non sbagliabile. I numeri parlano da soli: 19 tiri contro 5, e un espulsione nel finale per gli Azzurri (gomitata a Chiellini da parte di Zuniga).
Carica di aspettative, la partita non le ha tradite, e ora all’orizzonte ci sono due bellissime sfide per lo Scudetto e per la Champions, senza tralasciare quella per la salvezza. Ringraziamo questa Juve e il suo artefice, mister Conte, senza i quali il campionato sarebbe già bello che chiuso. La strada dei bianconeri è in salita, quella del Milan in discesa, ma il calcio ci abituato a tante sorprese, no?