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sabato 28 gennaio 2012

Cornice biancorosa: sotto la neve la Juve batte l'Udinese 2-1


Non delude, anche sotto la neve (la prima dell’anno), una Juve sempre più leader della classifica della serie A, battendo 2-1 la scuola-calcio-spettacolo Udinese. Tutti i tifosi accorsi allo Juventus Stadium a godersi lo spettacolo avranno pensato di essere stati teletrasportati in un altro campionato, prendiamo Bundes e Premier a caso, dove, nonostante una neve incessante dal primo pomeriggio, il manto erboso era in condizioni ottimali per giocare uno scontro diretto dalla posta morale ben più alta dei soliti “3 punti”. Assenze da entrambe le parti hanno segnato la partita, che comunque non delude le aspettative, regalando una partita molto più emozionante della partita giocata poco più di un mese fa al Friuli di Udine. La Juve, anche stasera in tenuta rosa (e ci sarà un motivo se la indossano: all’attivo 6 vittorie e 1 pareggio, sempre con l’Udinese), gioca come all’andata schierandosi in modo speculare all’avversario, ovvero difesa a 3 e centrocampo a 5, con Estigarribia e Lichsteiner esterni a fare da spola tra fase difensiva e offensiva. Marchisio e Pepe si accomodano in una panchina non affatto bollente, data la temperatura della serata, pronti a dare un sostanzioso contributo a partita in corso. Guidolin risponde schierando Abdi a supporto dell’infinito Totò Di Natale, con Fernandes, Armero, Isla, Pasquale e Basta a centrocampo.
E pensare che il reparto dove la Juve è più fornita, l’attacco, aveva cominciato fin dal 2’ minuto a fare cilecca, prima con Estigarribia, poi con Matri: il primo, bisogna dirlo, purtroppo, si ritrova troppo spesso davanti al portiere, e a maggior quando si tratta del piede destro che non è il suo, la porta non la vede proprio; il secondo sembra affondare sempre di più nella fase in cui ogni controllo è sbagliato per questione di centimetri, soprattutto quando gioca in casa, e la porta avversaria appare stregata. La maledizione viene cancellata, dopo che Buffon, più di Handanovic, avevano salvato il risultato con due parate miracolose, quando Estigarribia mette in mezzo un pallone deviato da Quagliarella, che però viene intercettato dal portiere sloveno, sulla cui ribattuta arriva come un falco Matri, che segna il suo ottavo gol stagionale. Non sono numeri da capogiro per l’attaccante-boa della prima in classifica, considerando che il suo diretto avversario in questione, Di Natale, ne ha siglati 14. Ormai che la partita è sbloccata, Guidolin non può più temporeggiare, come aveva fatto nel primo tempo, e manda in campo Floro Flores, che quando vede Juve, vede bene (in un Juve-Genoa dell’anno scorso, Floro Flores segnò un gran gol). Non a caso è proprio l’attaccante napoltano a concretizzare un contropiede da manuale del calcio, nato da un errore in mezzo al campo, tanto grossolano quanto disastroso, di Vidal, sancendo così il momentaneo pareggio. Lo Juventus Stadium si ammutolisce, non proprio a causa del freddo, temendo anche di poter perdere la prima partita in casa; ma in questi casi il Mago Conte, (<<Non sono mica Harry Potter, che faccio le magie>>.) tira fuori il coniglio dal cappello azzeccando l’ennesima sostituzione, dopo quelle di Bergamo. L’allenatore salentino si inventa Marchisio seconda punta, al posto di un Quagliarella dinamico ma impreciso sotto porta: passano 30 secondi, e su un pallone schizzato in aria il centrocampista appena entrato, apparso un po’ sotto-tono nelle ultime giornate, mette l’esterno destro spedendo la sfera dritta sui piedi di Matri, che questa volta con un diagonale preciso non perdona, e regala il diciottesimo sorriso ai tifosi bianconeri (juventini, da sottolineare) da quando Marotta decise di investire 18 milioni su di lui, proprio un anno fa. E’ questo il gol che regala la vittoria ai bianconeri, e se domani il Cagliari di Nainggolan, obiettivo della dirigenza di Corso Ferraris, dovesse fare il colpaccio a San Siro, questa serata dipinta di bianco, potrebbe veramente essere l’inizio di una fuga, che a Torino, non si vede da troppo tempo.

mercoledì 25 gennaio 2012

2-2 al Camp Nou: Barcellona in semifinale di Copa del Rey


Se Mourinho ci stupisce, schierando Kakà dal primo minuto, non è da meno il Real Madrid stesso, che gioca una grande partita al Camp Nou, ma subisce lo stesso l’eliminazione dalla Copa del Rey, in un Clasico che ha rispecchiato in tutto e per tutto le sfide precedenti alle quali eravamo stati abituati.
Come spesso accade nei primi minuti di partita, uno svarione difensivo da parte di Piquè lascia a Higuain la possibilità di calciare, maldestramente, fuori dallo specchio difeso da Pinto, e i primi 30 minuti sono quasi esclusiva mene di dominio Blanco: gli undici di Mourinho tengono un pressing alto e un ritmo altrettanto veloce, che manda in confusione la difesa blaugrana, oggi apparsa più che fuori forma. Il migliore del Real, Ozil, riesce a battere Pinto, che come siamo abituati a vedere, a ogni pallone toccato sembra un ragazzino dalle gambe tremolanti all’esordio, e solo la traversa gli nega la gioia del gol. Il Real continua ad attaccare, ma quando meno te lo aspetti, salta fuori l’emblema del Barcellona, il giocatore più forte del mondo, Lionel Messi. La Pulce si ritrova in mezzo al campo con una corsia libera per arrivare in area; continuamente palla al piede, viene chiuso dai quattro difensori, compreso Arbeloa che si stacca dalla sua posizione e lascia libero Pedro. Messi di esterno sinistro si inventa il passaggio per Pedro che solo davanti a Casillas non può sbagliare. Siamo al 43’, e la partita sembra già conclusa. Se vogliamo aggiungerci anche che al 47’ l’arbitro grazia Diarra, che meriterebbe il rosso, e da questa punizione nasce il raddoppio, firmato Dani Alves, con un missile dal limite dell’area proprio sotto l’incrocio, possiamo già immaginarci i tifosi madrileni all’uscita dello stadio, direzione casa.
Tuttavia al ritorno in campo delle squadre il Real continua con ad attaccare con la stessa determinazione che aveva caratterizzato la prima frazione di gioco e riesce a riaprire la partita. Quattro minuti prima del gol di Ronaldo del 2-1 al 68’, Sergio Ramos aveva segnato di testa, ma l’arbitro aveva annullato per un dubbio fallo ai danni di Dani Alves. Quando il portoghese riesce finalmente a segnare il suo secondo gol in carriera al Barcellona, le speranze sono ancora poche, e così ci pensa Benzema a riaccendere l’animo di tutti i tifosi del Real Madrid. Con un sombrero a scavalcare Puyol, che poi scivola a terra, è un gioco da ragazzi per un attaccante come lui buttarla dentro. A questo punto il mito della “Remuntada” cambia sponda, e diventa il sogno Blanco, che però non si avvera. Dopo qualche minuto di paura, il Barcellona continua a difendersi bene, fino al 90’, quando nel giro di pochi minuti vengono espulsi sia Sergio Ramos che Pepe, entrambi per somma di ammonizioni e i padroni volano in semifinale. Che sia Liga, Champions o Coppa del Re, il “Clasico” resta sempre e comunque uno spettacolo formidabile.

martedì 24 gennaio 2012

Juventus straripante: primo gol di Del Piero nella nuova casa bianconera


La Juventus di Conte guarda il cielo e ammira le stelle, sperando di acciuffarne qualcuna: gli obiettivi sono una d’argento per la Coppa Italia e una d’oro per il campionato (considerando gli scudetti vinti sul campo dalla Juve di Capello), per raggiungere così la terza. E oggi la Coppa Italia ha regalato uno spettacolo degno della migliore FA Cup o della Copa del Rey; uno Juventus Stadium, per l’ennesima volta stracolmo, ha assistito ai bianconeri dominare la Roma di Luis Enrique e vincere per 3-0, raggiungendo così la semifinale, di una coppa che manca alla famiglia Agnelli dal 1995, troppo tempo per chi in bacheca già ne possiede nove.
Entrambe le squadre applicano un turnover non troppo ostentato, mostrando così l’interesse per la competizione. Conte schiera Pirlo, Marrone, Giaccherini ed Estigarribia nella linea di centrocampo, aggiungendo anche Lichsteiner formando così un reparto a cinque, e Del Piero a supporto di Borriello in attacco; dal canto suo l’allenatore spagnolo propone il tridente d’attacco Bojan-Totti-Lamela, e a centrocampo Gago, Pjanic e Simplicio.
La partita comincia subito in discesa per i bianconeri quando una palla di Marrone taglia tutto il campo e lancia Giaccherini da solo contro Stekelenburg, che di sinistro gonfia la rete per la seconda volta consecutiva dopo il gol contro l’Atalanta. La Roma pare accusare il colpo, e i soli a cercare la via del gol sono i centrocampisti, con improbabili tiri da lontano, che Storari puntualmente intercetta, mentre la Juve continua a stare concentrata, così come ordina Conte, cercando il raddoppio nonostante Borriello appaia leggermente fuori dal gioco. Raddoppio che arriva, nel migliore dei modi possibile: Del Piero lancia Borriello in profondità, il pallone rimbalza su Kjaer e ritorna sui piedi del Capitano, che dal limite dell’area cerca e trova l’incrocio dei pali più lontano. Gol pazzesco e stadio in delirio. Finalmente questo tanto agognato primo gol nel nuovo stadio è arrivato, proprio nel giorno del 9° anniversario della morte dell'Avvocato Agnelli. Un segno del destino?
La Juve non si rilassa e non perde la testa, Lamela invece sì. A metà della ripresa l’argentino, a palla lontana, scalcia dritto nei “gioielli” Chiellini, e Banti lo espelle. A questo punto per la Roma è veramente finita, che lascia ai bianconeri la possibilità di centrare il terzo gol. Ci provano Estigarribia, quest’oggi scatenato sulla fascia sinistra, Matri più volte, ma è sfortunato, e Quagliarella, che colpisce una traversa a portiere battuto. Dopo tanti tentativi, l’attaccante di Castellammare di Stabia, che oggi indossava una maschera di protezione sul volto, mette un pallone in mezzo sul quale non arriva Matri, anticipato da Kjaer che segna un irrisorio autogol. Oltre al danno la beffa, per una Roma che esce a testa bassa dal nuovo stadio di proprietà bianconera.
Dopo le partite con Siena, Fiorentina, Lazio e Novara, la Juve vince anche questa sfida indossando la casacca rosa, che a quanto pare porta fortuna. L’unica sfida non vinta, è stata quella al Friuli contro l’Udinese. Sarà curioso sapere con quale divisa giocherà la semifinale contro la vincente di Milan-Lazio, in una semifinale, la cui posta in gioco, è molto importante.

domenica 22 gennaio 2012

Cinic-Inter


Alla squadra di Reja non porta bene andare in vantaggio a San Siro contro l’inter; come l’anno scorso, quando andò in vantaggio con Zarate, una Lazio mai doma si è fatta rimontare per 2 a 1 e ha incassato la sconfitta.
Se il partner d’attacco di Klose, Cissé, sta lentamente finendo nel dimenticatoio, c’è sicuramente un motivo che non dipende da lui, e si chiama Tommaso Rocchi, o meglio, l’ immortalità di colui che illude tutti i tifosi laziali. E’ lui che a 34 anni suonati riesce ancora a inventarsi sempre nuovi gol e a trascinare la squadra; se non segna Klose, segna lui. Infatti stasera la Lazio era passata in vantaggio con una grande girata dell’attaccante  veneziano, che aveva fatto passare il pallone sotto le gambe di Lucio, ma l’Inter più cinica che si è mai vista, nonostante il pallino del gioco lo mantenessero sempre gli ospiti, riesce a pareggiare al 44’ grazie a Milito che di sinistro piega le mani di Marchetti, dopo uno stupendo uno-due con Alvarez. Questo è il momento di svolta della gara: l’Inter riprende confidenza e quando torna dagli spogliatoi con Sneijder e Obi in più rispetto al primo tempo, riesce a mantenere la gara su ritmi non troppo alti e a pungere nell’unica occasione che gli si presenta davanti: rilancio di testa di Lucio dalla metà-campo, la difesa celeste si addormenta e Pazzini, partito in leggero fuorigioco, con il pallone che gli rimbalza alto, trova un pallonetto perfetto che non lascia scampo a Marchetti. A questo punto l’Inter si trova nella condizione in cui più si esalta, ovvero passare in vantaggio e cercare di mantenerlo. Gli ospiti ci provano fino alla fine, mai demeritando di vincere, o quanto meno di pareggiare, e hanno anche qualcosa da recriminare, in quanto a dieci minuti dalla fine, su calcio d’angolo di Ledesma, Lucio interviene nettamente con un braccio; tutto lo stadio se ne accorge, tranne l’arbitro, che fa proseguire. Dopo il palo colpito da Rocchi nel primo tempo, oltre alla sfortuna, neanche Rizzoli sembra aiutare la Lazio. In più, anche i collaboratori di Reja si sbagliano facendo entrare Konkò per Gonzalez anziché per Mauri, facendo infuriare l’allenatore. 
Dopo tre minuti di arrembaggio finale l’Inter vince e sorpassa la Lazio raggiungendo così il quarto posto. L’anno scorso al giro di boa l’Inter aveva 35 punti, quest’anno ne ha altrettanti, Moratti non ha nulla da recriminare, anzi.

Campionessa d'inverno, è tornata la Juve


La Juve di Conte sembrava essersi persa tra le palme di Dubai, viste le prestazioni contro Lecce e Cagliari, e invece eccola qua, ad espugnare l'"Atleti Azzurri d'Italia" di Bergamo, contro la rivelazione del torneo, l'Atalanta di Colantuono. Sono bastati i gol di Lichsteiner e Giaccherini per laureare la Juventus campione d'inverno, titolo nullo per la bacheca dei trofei, ma importantissimo per il morale. La partita sembrava bloccata, complice anche la sfortuna bianconera, che aveva prima colpito il palo con Barzagli, poi la traversa con un tiro di Vidal dai 30 metri, e non era difficile pensare che la Juve avrebbe allungato di un solo punto in classifica, ma quando le situazioni si fanno difficili, si sveglia il genio di Andrea Pirlo, colui che riesce a rendere semplici anche le idee più complesse: lancio dai 35 metri a tagliare il campo per l'inserimento di Lichsteiner che di testa buca la porta di Consigli; non è la fotocopia del gol contro il Parma, ma poco ci manca. Grazie alla rete del terzino svizzero, la squadra di Conte può gestire bene il risultato, cercando di chiuderla. Matri si divora un gol cercando un pallonetto di sinistro che purtroppo esce di poco a lato, e intanto due giocatori chiave del gioco dell'allenatore leccese si infortunano: Marchisio e Pepe. Entrano Marrone e Giaccherini, che dimostrano di crescere ogni giorno di più, e sono infatti i nuovi entrati a propiziare il raddoppio: Pirlo scarica su Marrone, che con una palombella a scavalcare la difesa nerazzurra serve l'ex-cesenate che di destro al volo sigla il suo secondo gol in maglia bianconera, dopo quello in Coppa Italia contro il Bologna. La partita finisce così, con gli unici lati negativi degli infortuni accorsi ai centrocampisti. In conferenza stampa Conte elogia i suoi stimolandoli sempre di più a non fermarsi, sottolineando che non si è che a metà dell'opera. A settembre immaginare una serata come questa, sarebbe stata pura e semplice utopia.

mercoledì 18 gennaio 2012

Il solito "Clasico"


“Sono sempre loro, quelli illegali!”; così Riccardo Trevisani esalta il secondo gol blaugrana che sancisce l’ennesima sconfitta di Mourinho nel suo nono “Clasico” sulla panchina madrilena andato in scena questa sera.
Ci sono vari pro e contro per guardare un Clasico: da un lato si assiste al gioco del calcio nella sua essenza più pura, stilistica e agonistica allo stesso tempo, dall’altro si assiste a ciò che di peggio nello sport non c’è: cattiveria, simulazioni e antisportività a mai finire. Quest’andata dei quarti di finale di “Copa del Rey” non si è smentita e ci ha regalato un altro spettacolo al Bernabeu, così come lo era stato il Clasico della Liga un mese fa. Sembrava la serata di Ronaldo, Mourinho e di tutti gli 80mila del Bernabeu scoppiati di gioia al 10’ minuto quando la stella portoghese era riuscita a far passare la palla sotto le gambe di Pinto e segnare il suo secondo gol in carriera contro il Barcellona, ma non lo è stata, in quanto il Barcellona ha reagito come solo il Barcellona sa fare: non reagendo, o per meglio dire, giocarndo come fa sempre, che sia in vantaggio o in svantaggio. E la fatica paga, perché pur avendo un Messi anonimo un mezzo al campo, c’è sempre qualcuno che tira avanti la baracca, e quel qualcuno si chiama Charles Puyol, presente, e presto passato, del Barcellona. Il Capitano catalano riesce a segnare subito dopo l’inizio del secondo tempo con un gol su azione da calcio d’angolo (sì, sembra strano che il Barcellona che trova nelle palle alte il suo punto debole sia riuscito a segnare di testa al Real Madrid che invece ne sfrutta ogni situazione) e erge un muro davanti alla porta difesa dal vice-Valdes, Pinto.
Poi, come ogni fiaba, anche questa merita un lieto fine: quella di Eric Abidal, passato dall’aver sconfitto un tumore, all’aver alzato al cielo la Champions League in una notte memorabile, fino a segnare il gol vittoria contro la partita che vale più di tutte, quella contro i Blancos. Messi illumina, Abidal rifinisce. 2 a 1 per il Barcellona e qualificazione quasi ipotecata. Poco importa se un arbitro (presunto filo-madrilista) evita di espellere prima Pepe che oltre a ad aver simulato per tutta la gara, pesta volontariamente la mano di Messi quando quest’ultimo era a terra, e poi Carvalho che in due occasioni meritava di essere cacciato (prima per fallo da ultimo uomo, graziato con il giallo, poi per aver affossato Adriano, non sanzionato); il Barça va oltre tutto, oltre un’idea di calcio che non si vedeva dai tempi di Cruijff, e andrà a giocare al Camp Nou, molto più tranquillo, del solito Mourinho.

domenica 15 gennaio 2012

Il Derby torna nerazzurro: 1-0 di Milito


L'Inter espugna San Siro, frase legittima considerando che il Milan era in casa. Sembra la fotocopia del famoso derby di due anni fa finito 2 a 0 quando sedeva ancora Mourinho sulla panchina nerazzurra: Abate regala il pallone a Milito che insacca di sinistro con un preciso diagonale. La storia si ripete, nonostante la classifica sia un po' diversa da allora. Il Milan è apparso molto sottotono rispetto a come ci aveva abituati nell'ultima parte di dicembre, l'Iter appare rinvigorita dalle vacanze natalizie; pur senza Sneijder e Forlan, entrati solo nel finale, i nerazzurri riescono a fare una partita di sostanza e qualità, annullando il Milan, guidato dal condottiero Ibra. Pato è fuori forma, forse ancora scosso dalle voci di mercato, non ne sarebbe valsa la pena di venderlo per 40 milioni? Chiedere a Berlusconi per avere risposte. Nonostante il forcing finale rossonero, su un campo più scivoloso che mai, il Milan non riesce a segnare, prima fermato dalla traversa colpita da Van Bommel, e poi dagli interventi di Julio Cesar; e poco importa se dopo appena 5 minuti il guardalinee aveva annullato un gol regolare a Thiago Motta, l'Inter mette in cassaforte 3 punti, il primo derby dell'anno, e si porta a -6 dalla capolista Juventus, oggi pomeriggio bloccata dal Cagliari per 1 a 1. Il Campionato è sempre più aperto.

giovedì 12 gennaio 2012

Trinamite Messi


In un'epoca "facebookiana" si potrebbe chiamare Lionel Mida Messi: ogni pallone che tocca diventa d'oro, illuminando costantemente i 200mila occhi del Camp Nou. Conclusosi anche il 2011, era arrivato il momento di assegnare il pallone d'oro, come d'abitudine (anche se fino al 2010 veniva assegnato a dicembre), e sul podio si sono piazzati Messi, Xavi e Cristiano Ronaldo; chi tra questi avrebbe vinto la 51esima edizione del trofeo personale più ambito del mondo è pressoché scontato. Lionel Messi si è coronato d'oro per la terza volta consecutiva, raggiungendo la fase finale per ben cinque volte. Sebbene l'edizione del 2010 fu molto contestata, poichè nè Milito nè Sneijder, artefici del Triplete nerazzurro, figuravano tra i finalisti, che erano niente meno che i tre canterani per eccellenza, Messi, Xavi e Iniesta, l'edizione dell'anno passato non poteva che finire così. Il giocatore più forte del mondo, premiato per aver contributo a rendere il Barcellona nella squadra più forte del mondo, e stando ad alcuni, la più forte di sempre. Guardando con fervore una carrellata dei primi 200 gol della "Pulga" in maglia blaugrana, ci si rende conto di come il genio e il talento dell'argentino ci fossero fin dall'inizio, quando segnò due gol su pallonetto consecutivi, e di come sia cambiata solo la squadra intorno a lui. Si è passati da avere Deco, Ronaldinho, Giuly ed Eto'o, a poter schierare una formazione titolare di 9 o 10 canterani su 11, impressionante. E chi si poteva aggiudicare il pallone d'oro degli allenatori se non il mentore di Leo Messi? Guardiola ha coronato l'ennesima stagione trionfante con l'ennesimo trofeo, sarebbe curioso vederlo un giorno ricevere altri premi in un contento diverso, magari della Serie A.
Comunque sia, se le carte in tavola non vengono mischiate, e nè giocatori come Neymar approfittano di un'incredibile ascesa, nè lo stesso Messi torna su livelli più "umani", possiamo già essere in grado di annunciare il vincitore dei prossimi 5, 6, palloni d'oro: Lionel Messi, che a mio modesto parere, ha già scavalcato Diego Armando Maradona.

sabato 7 gennaio 2012

Goleade a senso unico


Un rientro dalle vacanze goliardico per il Siena, che travolge la peggiore delle Lazio per 4-0 e spumeggiante per l’Inter, che vince 5-0 passeggiando sull’apatico Parma.
Il primo anticipo delle 18 vede al Franchi di Siena la squadra di Sannino a digiuno di gol da cinque giornate sbloccare subito la partita con Destro, seguito poi da Calaiò che segna dal dischetto due volte: allo scadere del primo tempo Gervasoni fischia il secondo rigore per i bianconeri dopo che Calaiò avesse già segnato per espellere Bizzarri. La prima frazione si chiude 3-0 con il Siena in superiorità numerica; tutto già deciso, nel secondo tempo Destro ha l’opportunità di segnare la sua doppietta personale e la Lazio affonda come un sottomarino privo di missili, innocuo.
A San Siro invece va di scena l’anticipo serale che aumenta le quotazioni di Claudio Ranieri, Diego Milito, e mister 12 milioni Ricky Alvarez. Come a Siena, il primo tempo decide in anticipo l’esito della gara concludendosi 3-0, grazie alla doppietta di Milito e al gol di Thiago Motta. Alvarez illumina e finalmente dimostra di valere quei soldi spesi da Moratti in estate, dando prova di continuità riuscendo ad accendere l’entusiasmo del tifo difficile di Milano. Anche il Principe appare rinato, riuscendo a materializzarsi anche in ottimo uomo-assist per Pazzini che sigla il 4-0. Dopo tutto ciò è riuscito a mettere la sua prima firma in serie A anche il giovane Faraoni, con un gol di pregevole fattezza, con un pizzico di colpevolezza sulle spalle di Mirante. Se il Milan dovesse inciampare domani, il derby della prossima settimana potrebbe essere veramente la partita della stagione. Che anche l’Inter sia tornata a tutti gli effetti una pretendente per lo scudetto? Dopo tutto, almeno per stanotte, la vetta dista solo 5 punti…
Cisse, grande delusione a Siena