Le costanti sono due: quella bianconera si chiama Simone
Pepe, che quando vede la Lazio vede nero; quella celeste si chiama Federico Marchetti,
che tra i pali è sempre più prodigioso, nonostante stasera un gol lo abbia
subito.
La Juve doveva essere orfana di Pirlo, che invece è sceso in
campo, ed ha dimostrato nuovamente la sua importanza nel centrocampo
bianconero; la Lazio invece per ordini di Reja si schiera senza Cissè, ma con
Rocchi. La partita tiene un ritmo andante, tipico di entrambe le squadre, ma
sotto porta la mancanza di lucidità si paga cara: prima Marchisio di testa, dopo,
Pirlo su punizione, che trova una parata straordinaria di Marchetti, e poi
Brocchi (pallone salvato in extremis da Buffon e da Barzagli) sfiorano il gol,
e proprio quando Hernanes testa i riflessi di Buffon, che compie una
super-parata, c’è un capovolgimento di fronte che in 13 secondi porta Pepe a
segnare l’1 a 0. Il pallino del gioco si alterna, nessuna squadra molla, ma
Rocchi fischia la fine del primo tempo.
La Lazio, privata di Brocchi, per cui subentra Gonzalez, ha
addosso cattiveria e fame, e aggredisce la Juve più volte, fino al momento in
cui Hernanes, coordinatosi in un nanosecondo, colpisce il palo di sinistro. Da lì
in poi la partita cala di ritmo, ma la lampadina della Juventus resta accesa;
su ordine di Conte si rallenta il gioco, ma bisogna ragionare, ed è severamente
vietato buttare via il pallone. La Lazio va all’arrembaggio, la Juve resiste,
Marchisio si prende un giallo che gli costerà la trasferta di Napoli, Giaccherini
trova nuovamente la mano miracolosa di Marchetti, e nel finale Matri colpisce
il palo esterno dal limite dell’area. Alla fine è il secondo gol consecutivo all’Olimpico
di Pepe che decide la gara, e invola i bianconeri in testa alla classifica, con
una partita da recuperare. A settembre, chi lo avrebbe detto?
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