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martedì 29 novembre 2011

La partita più Pepata


Goran Pandev festeggia così dopo il gol del provvisorio 3-1. Ansa
Al San Paolo, dove fortunatamente non pioveva, si è tenuta la partita più bella dell’anno  (fino ad ora), che ci ha regalato tanti gol e spettacolo infinito. Nonostante le due assenze pesanti da entrambe le parti, Marchisio e Cavani, abbiamo assistito ad un 3 a 3 che sa di sconfitta per il Napoli e i suoi 80.000 tifosi presenti allo stadio, e che invece per i bianconeri assomiglia ad una vittoria, per il modo in cui è stato ottenuto. Il primo tempo, così come il secondo, ha assecondato le aspettative di tutta Italia: una partita ricca di gol, ma cattiva, stracolma di tensione. Dopo solo un quarto d’ora il faro bianconero, Pirlo, si spegne affossando Lavezzi in area di rigore: Hamsik trasforma, ma l’arbitro ordina di ripetere e lo slovacco ha così l’opportunità di rompere qualche finestra intorno allo stadio, calciando alto. Ma lo stesso beniamino dei tifosi partenopei non tarda a farsi perdonare, e su ribattuta di una punizione, ribadisce di testa il pallone in rete. Finisce così il momento migliore della Juve, che era riuscita fino a quel momento a far girare discretamente il pallone. Il possesso palla continua, ma in modo sterile, a ricordo della trasferta catanese di ottobre, e poco prima dell’intervallo, Pandev sfrutta un rimpallo perso da Pirlo al limite dell’area, siglando così il raddoppio.
Dopo un primo tempo così, chissà cosa ha detto Conte ai suoi giocatori nello spogliatoio: la Juve che torna in campo nella seconda frazione di gioco è un’altra squadra. Vucinic accende la lampadina, spodestando Pirlo, e dai piedi di Vidal nasce il gol di Matri che accorcia le distanza, dopo soli 3 minuti. La Juve appare capace di tutto, e il Napoli gestisce malissimo il vantaggio, ma proprio nel momento migliore dei bianconeri, Pandev, un minuto prima di essere sostituito trova un eurogol condito da un erroraccio difensivo di Bonucci. Il macedone non poteva dare un segnale migliore ai tifosi per essere accettato. Lo stadio è tutto per lui, che si gode la standing-ovation quando lascia il posto a Santana. Non è in dubbio che a questo punto, colpita nel morale, la Juventus Delneriana avrebbe perso la partita, e malamente. Ma questa è un’altra storia: passano solo 4 minuti e, dopo che Vucinic salta un difensore e lancia Estigarribia solo davanti a De Sanctis, il paraguaiano sigla il suo primo gol italiano. Conte è il primo a crederci, e fa bene: il giocatore rivelazione della sua Juve, Simone Pepe, ottiene palla a metacampo, e dopo una cavalcata infinita, aiutata da un rimpallo vincente, piazza in modo lucido il pallone alla sinistra del portiere azzurro. La partita a questo punto si gioca sul piano fisico, e la Juve sembra essere più propensa a vincerla. Nel finale entrano Del Piero e Quagliarella, quest’ultimo accolto in modo tutt’altro che affettuoso dai suoi ex-tifosi che espongono uno striscione gigante raffigurante la sua maglia con il numero 71, ovvero “uomo senza valori”. Il settimo gol della serata non arriva, arriva solo il triplice fischio di Tagliavento che manda tutti sotto la doccia, e i 700 tifosi bianconeri che intonano “O Surdato nnamurato”, che suona come una coltellata ai tifosi rivali.

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