Visualizzazioni totali

sabato 12 novembre 2011

La vita nel pallone, il calcio "nel pallone"

Questo è un mio tema scolastico, quindi scritto ad un pubblico (l'insegnante) che di calcio proprio non ne capisce, ed è questo il motivo per cui non mi entusiasma più di tanto, tuttavia avrei voglia di condividerlo giusto per far riflettere su quello che è diventato il mondo del calcio. Ecco a voi:

E’ inutile nascondersi dietro ad un dito, il mondo del calcio è sporco, squallido, e a tratti incomprensibile: lo sanno i giocatori, lo sanno i tifosi più accaniti, e lo sa pure chi di calcio non capisce proprio niente. Una politica come quella calcistica non fà altro che mettere in risalto culture sportive ben più evolute, come quella del rugby. Tuttavia, com’è possibile che il calcio continui ad essere lo sport più popolare d’Europa e di gran parte del mondo? Come riesce ad ottenere che milioni di persone, pur di seguire la loro squadra del cuore e possedere tutti i gadget, spendano ogni anno circa quella che è la loro “tredicesima”? La risposta è che, nonostante ci sia molto marcio dietro ad esso, il calcio ti entra dentro la pelle, che chi non ha mai provato non può capire; è sempre un’emozione nuova ed unica. Quando ami il calcio, non puoi “disinnamorartene”, al massimo, se la propria squadra ottiene risultati pessimi può calare la passione, ma l’amore no, quello no. Non credo sia possibile spiegare ad una moglie o ad una fidanzata, che si lamenta per ogni partita di calcio, l’emozione che si prova a vedere la propria squdra dal vivo, che sia in televisione o dal vivo.
Quest’amore però, associato ad una stupidità tale, puù sfociare in un odio assassino e razzista, che va a danneggiare ancora di più l’immagine del calcio. Gli episodi a testimoniarne l’effettiva esistenza sono tanti, troppi. Una delle più grandi tragedie del mondo del pallone avvenne negli anni ’80: si giocava la finale di quella che allora si chiamava “Coppa dei Campioni”, a Bruxelles; le squadre in campo erano la Juventus e il Liverpool e la tregedia si consumò quando una delle barriere tra le tifoserie crollò a causa della TROPPA violenza dei TROPPI tifosi inglesi. Trentanove persone, giunte fino a lì per assistere a quello che avrebbe dovuto essere uno spettacolo, persero la vita. Questa verrà per sempre ricordara come “La strage dell’Heysel”, dal nome dello stadio in cui avvenne. Questa, trova ripercussioni negative anche nel calcio di oggi, poichì l’odio accentuato tra Juventus e Fiorentina, ha portato i tifosi viola ad indossare più volte una t-shirt con sopra scritto: “Trentanove in meno”. Episodi come questi superano il limite del rispetto e della decenza, e per questo andrebbero puniti, così come il razzismo, per il quale le società spesso sono costrette a pagare multe salate.
Purtroppo spesso ci troviamo a che fare con gente che non capisce il vero significato del calcio, a cui interessa solo fare del casino e andare contro le forze armate, come in occasione della partita Italia-Serbia a Genova, in cui i tifosi ospiti costrinsero l’arbitro a sospendere la gare, poichè rischiavano di invadere il campo armati di coltelli e petardi. La Serbia perse poi la partita a tavolino e i colpevoli furono arrestati. Bisogna però ammettere che in Italia la situazione è ben peggiore di molti altri paesi europei, in cui vige una cultura maggiore ed un rispetto per quello che è, un gioco. In Inghilterra per esempio andare allo stadio è visto più come uno spettacolo, è il calcio si vive solo lì dentro, non sette giorni su sette come da noi; ci sono meno pressioni e il tifo è più organizzato e civile. E’ incredibile vedere i dati relativi agli stadi italiani, spesso vuoti, e quelli tedeschi o inglesi in cui il pienone è di routine, oppure relativi al marketing: in Italia se una squadra vince il campionato si arriva a vendere circa 150mila magliette, uffiali, della squadra; in Inghilterra, il Manchester United per esempio, pur non vincendo il titolo nazionale riesce a vendere quasi 3 milioni di divise. Come mai accade questo? E’ semplice, se in Inghilterra cerchi una qualunque maglietta, la trovi subito, ad un prezzo accessibile; in Italia la scelta è minima e il prezzo ridicolo (quasi il doppio rispetto all’Inghilterra!). Questo è anche uno dei motivi della crisi che il calcio italiano (e non solo) sta attraversando: i grandi colpi di mercato, per quanto non possa essere etico e corretto spendere 50 milioni di euro per le prestazioni sportive di un giocatore, avvengono solo all’estero, mentre in Italia vi è solo un fuggi-fuggi spaventoso di campioni (vedasi i casi Sanchez ed Eto’o).
Addentrandosi ancora di più nell’etica del calcio, l’Italia assume un’immagine sempre più irrisoria agli occhi degli altri stati, a causa degli scandali che ci circondano, quali ,il più recente, delle scommesse e di calciopoli. A chi fatica ad arrivare a fine mese dà sicuramente fastidioche gente che già guadagna fin troppo, speculi su quello che dovrebbe essere puro divertimendo, rovinando così l’essenza principale del gioco.
Noi tifosi però riusciamo ad ignorare tutto questo e a goderci quello che noi amiamo, il puro significato del gioco del pallone. Se il mondo del calcio prendesse esempio da quello del rugby, in cui non esistono episodi persistenti di razzismo, violenza e odio verso un avversario, e alla fine di un match, i tifosi e i giocatori, mischiati tra di loro riescono a godersi una birra insieme in quello che si chiama “Terzo Tempo”.
Se tutti si dessero una mossa, e avessero veramente voglia di cambiare il calcio, potrebbe veramente tornare ad essere, sotto tutti i punti di vista, il più bel gioco del mondo.

Nessun commento:

Posta un commento