“Sono sempre loro, quelli illegali!”; così Riccardo
Trevisani esalta il secondo gol blaugrana che sancisce l’ennesima sconfitta di
Mourinho nel suo nono “Clasico” sulla panchina madrilena andato in scena questa
sera.
Ci sono vari pro e contro per guardare un Clasico: da un
lato si assiste al gioco del calcio nella sua essenza più pura, stilistica e
agonistica allo stesso tempo, dall’altro si assiste a ciò che di peggio nello
sport non c’è: cattiveria, simulazioni e antisportività a mai finire. Quest’andata
dei quarti di finale di “Copa del Rey” non si è smentita e ci ha regalato un
altro spettacolo al Bernabeu, così come lo era stato il Clasico della Liga un
mese fa. Sembrava la serata di Ronaldo, Mourinho e di tutti gli 80mila del
Bernabeu scoppiati di gioia al 10’ minuto quando la stella portoghese era
riuscita a far passare la palla sotto le gambe di Pinto e segnare il suo
secondo gol in carriera contro il Barcellona, ma non lo è stata, in quanto il
Barcellona ha reagito come solo il Barcellona sa fare: non reagendo, o per
meglio dire, giocarndo come fa sempre, che sia in vantaggio o in svantaggio. E
la fatica paga, perché pur avendo un Messi anonimo un mezzo al campo, c’è
sempre qualcuno che tira avanti la baracca, e quel qualcuno si chiama Charles
Puyol, presente, e presto passato, del Barcellona. Il Capitano catalano riesce
a segnare subito dopo l’inizio del secondo tempo con un gol su azione da calcio
d’angolo (sì, sembra strano che il Barcellona che trova nelle palle alte il suo
punto debole sia riuscito a segnare di testa al Real Madrid che invece ne
sfrutta ogni situazione) e erge un muro davanti alla porta difesa dal
vice-Valdes, Pinto.
Poi, come ogni fiaba, anche questa merita un lieto fine:
quella di Eric Abidal, passato dall’aver sconfitto un tumore, all’aver alzato
al cielo la Champions League in una notte memorabile, fino a segnare il gol
vittoria contro la partita che vale più di tutte, quella contro i Blancos.
Messi illumina, Abidal rifinisce. 2 a 1 per il Barcellona e qualificazione
quasi ipotecata. Poco importa se un arbitro (presunto filo-madrilista) evita di
espellere prima Pepe che oltre a ad aver simulato per tutta la gara, pesta
volontariamente la mano di Messi quando quest’ultimo era a terra, e poi
Carvalho che in due occasioni meritava di essere cacciato (prima per fallo da
ultimo uomo, graziato con il giallo, poi per aver affossato Adriano, non
sanzionato); il Barça va oltre tutto, oltre un’idea di calcio che non si vedeva
dai tempi di Cruijff, e andrà a giocare al Camp Nou, molto più tranquillo, del
solito Mourinho.
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