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martedì 20 marzo 2012

Il Capitano e il genio uscito dalla Lampada: la Juventus vola in finale di Coppa Italia


 
Non accadeva dal lontano 2006, quando la Juventus giocò la Supercoppa Italiana: finalmente i bianconeri tornano a disputare una finale e a giocarsi la possibilità di aggiungere un trofeo in bacheca. Per raggiungere questo obiettivo è stato necessario sacrificare la “verginità” dello Juventus Stadium, oggi stuprato da un Milan che esce a testa alta, nonostante le numerose assenze, con la mente già al Barcellona. Sebbene la Juventus esca sconfitta per 1-2 dopo i 90 minuti, che ha così regalato altri 30 minuti di spettacolo e sofferenza, amore e scaramanzia, la squadra di Conte strappa il biglietto per la finale del 20 maggio grazie ad una magia di Mirko Vucinic, al 96’.
La partita, che era prevista orfana di Ibrahimovic, invece sceso in campo contro tutto e tutti, ha regalato emozioni fin da subito, facendoci dimenticare quelle inutili e disgreganti discussioni pro o contro gli arbitri. La sorpresa che ha regalato un sorriso, (e una linguaccia) a tutti i tifosi bianconeri è senza dubbio la titolarità del capitano Alessandro Del Piero, che servito da Lichsteiner dopo un’invenzione di Pirlo sblocca il risultato alla mezz’ora. Dopo una prima frazione “agréable”, il secondo tempo comincia col botto: gol di Mesbah, forse il peggiore in campo nei primi 45 minuti, e ora ancora di salvezza rossonera. Intanto Ibra ha lasciato il campo al posto di Maxi Lopez: mai cambio fu più azzeccato. L’argentino regala dinamismo e velocità in attacco, condendo la prestazione tattica con un gol da cineteca, aggirando due difensori e scaricando un destro potente sotto la traversa. Su questi due gol, c’è la firma trascendente di Galliani, che ha portato questi due nuovi volti a Milano, e il secondo di questi, ha dato inizio alla risalita del Milan, segnando a Udine. La Juve ci prova fino allo scadere, soprattutto con Vucinic, ma avendo un Borriello che in campo incarna l’anti-Juve per eccellenza, sembrando più stanco di chi ha corso 70 minuti più di lui, è difficile segnare. Allora la direzione è una ed una sola: supplementari. E dopo soli cinque minuti, il genio esce finalmente dalla lampada: dopo tre prestazioni una più bella dell’altra (Genova, Firenza e questa), Vucinic sceglie di diventare decisivo, scagliando da distanza siderale un siluro sotto l’incrocio dei pali, proprio quello che aveva infilato Del Piero contro la Roma; i giardinieri non dovranno togliere le ragnatele da lì almeno per un bel po’.
Il finale è solo per i cuori forti, in quanto un gol di Inzaghi & co. (sì, proprio Inzaghi, che improvvisamente si accascia infortunato, stringe i denti e resta in campo, guadagnandosi una compassione positiva, da parte di tutti i tifosi di calcio) cambierebbe tutte le carte in tavola. Fortunatamente, per il cuore di Agnelli in tribuna e Conte in panchina (ancora senza voce, costretto a “sfruttare” il suo vice, Alessio) questo non succede, e Orsato fischia la fine. Ora la “decima”, per “blasfemizzare” il termine madrileno riferito alle Champions League, dista solo una partita, che vale una stella, d’argento.
Maxi Lopez esulta dopo il 2-1 rossonero.  

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