Non accadeva dal lontano 2006, quando la Juventus giocò la
Supercoppa Italiana: finalmente i bianconeri tornano a disputare una finale e a
giocarsi la possibilità di aggiungere un trofeo in bacheca. Per raggiungere questo
obiettivo è stato necessario sacrificare la “verginità” dello Juventus Stadium,
oggi stuprato da un Milan che esce a
testa alta, nonostante le numerose assenze, con la mente già al Barcellona. Sebbene
la Juventus esca sconfitta per 1-2 dopo i 90 minuti, che ha così regalato altri
30 minuti di spettacolo e sofferenza, amore e scaramanzia, la squadra di Conte
strappa il biglietto per la finale del 20 maggio grazie ad una magia di Mirko
Vucinic, al 96’.
La partita, che era prevista orfana di Ibrahimovic, invece
sceso in campo contro tutto e tutti, ha regalato emozioni fin da subito,
facendoci dimenticare quelle inutili e disgreganti discussioni pro o contro gli
arbitri. La sorpresa che ha regalato un sorriso, (e una linguaccia) a tutti i
tifosi bianconeri è senza dubbio la titolarità del capitano Alessandro Del
Piero, che servito da Lichsteiner dopo un’invenzione di Pirlo sblocca il
risultato alla mezz’ora. Dopo una prima frazione “agréable”, il secondo tempo
comincia col botto: gol di Mesbah, forse il peggiore in campo nei primi 45
minuti, e ora ancora di salvezza rossonera. Intanto Ibra ha lasciato il campo
al posto di Maxi Lopez: mai cambio fu più azzeccato. L’argentino regala
dinamismo e velocità in attacco, condendo la prestazione tattica con un gol da
cineteca, aggirando due difensori e scaricando un destro potente sotto la
traversa. Su questi due gol, c’è la firma trascendente di Galliani, che ha
portato questi due nuovi volti a Milano, e il secondo di questi, ha dato inizio
alla risalita del Milan, segnando a Udine. La Juve ci prova fino allo scadere,
soprattutto con Vucinic, ma avendo un Borriello che in campo incarna l’anti-Juve
per eccellenza, sembrando più stanco di chi ha corso 70 minuti più di lui, è
difficile segnare. Allora la direzione è una ed una sola: supplementari. E dopo
soli cinque minuti, il genio esce finalmente dalla lampada: dopo tre
prestazioni una più bella dell’altra (Genova, Firenza e questa), Vucinic
sceglie di diventare decisivo, scagliando da distanza siderale un siluro sotto
l’incrocio dei pali, proprio quello che aveva infilato Del Piero contro la
Roma; i giardinieri non dovranno togliere le ragnatele da lì almeno per un bel po’.
Il finale è solo per i cuori forti, in quanto un gol di
Inzaghi & co. (sì, proprio Inzaghi, che improvvisamente si accascia
infortunato, stringe i denti e resta in campo, guadagnandosi una compassione
positiva, da parte di tutti i tifosi di calcio) cambierebbe tutte le carte in
tavola. Fortunatamente, per il cuore di Agnelli in tribuna e Conte in panchina
(ancora senza voce, costretto a “sfruttare” il suo vice, Alessio) questo non
succede, e Orsato fischia la fine. Ora la “decima”, per “blasfemizzare” il
termine madrileno riferito alle Champions League, dista solo una partita, che
vale una stella, d’argento.
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