Il fattore Didier colpisce ancora: dopo l’eliminazione, più
o meno meritata (e prevedibile), di un’Inter sempre più nell’abisso, contro il
Marsiglia di Didier Deschamps, anche il Napoli cade, sprecando così un’opportunità
colossale di scrivere la storia, per mano, o meglio per testa, di Didier
Drogba, campione dalle due facce, trascinatore immortale del Chelsea.
Il set point era stato ottenuto all’andata al San Paolo,
vincendo 3-1 contro un Chelsea che annegava tra i problemi di AVB; 21 giorni
dopo, il match point è a Stamford Bridge, a due passi dalla Lista esclusiva
delle Top 8 d’Europa. Sprecato, più e più volte, spesso malamente. E’ mancato
il salto finale, quello nel vuoto, dove si rischia tutto, se non di più. Al
cuore azzurro, ha prevalso l’esperienza blue: la grande squadra, rivoluzionata
in panchina nel frattempo (onore almeno a Di Matteo, alla terza vittoria
consecutiva), è riuscita nella grande “Remuntada”, ribaltando la sonora
sconfitta esterna con un ancor più roboante 4-1 casalingo. I 5mila tifosi
azzurri, giunti a Londra con o senza biglietto, potranno dire “Io c’ero”, ma
non potranno dire che quella è stata una delle migliori prestazioni degli 11 di
Mazzarri. Allenatore che, forse condizionato dalla recente espulsione e
conseguente squalifica, si è fatto sentire poco dalla panchina, e probabilmente
anche questo ha inciso sul finale di partita, più molle che mai (i crampi erano
d’obbligo, comunque).
Il Napoli parte forte, e i tre là davanti fanno sempre
paura, specie in velocità, e creano non pochi sussulti nell’area di Cech,
almeno per i primi 20 minuti. Poi, purtroppo, l’Elefante ivoriano Drogba, apre
le danze con un gran gol di testa, cartellino da visita eccellente per uno dei
migliori attaccanti degli ultimi decenni. Cavani spreca, Zuniga temporeggia, e
il primo tempo si chiude sull’1-0 per i padroni di casa. Il rientro in campo è
una doccia fredda per i partenopei: solo 3 minuti e Terry, completamente
dimenticato dalla difesa azzurra, svetta
su un calcio d’angolo e insacca alle spalle di De Sanctis. Con questo risultato
i Blues sarebbero qualificati. Ma quando il gioco si fa duro, i leoni si
svegliano, e Inler, lo è per eccellenza. Come al Madrigal, lo svizzero
controlla un gran pallone di destro lancia un siluro nella porta di Cech, che
riaccende le speranze di una nazione intera. Dopo l’ingresso in campo di un
Fernando Torres in grande spolvero (non ai livelli di Anfield, sia chiaro), il
Chelsea riprende in mano la gara e costringe i tifosi a restare quantomeno mezz’ora
in più allo stadio: Dossena tocca con la mano dopo un calcio d’angolo, Lampard
non si fa pregare e trasforma il rigore del 3-1. Il fardello dei 90 minuti pesa
sulla schiena di tutti i giocatori in campo, e lo spettacolo ne risente. De
Sanctis perde il senno per un attimo, uscendo all’impazzata, ma per fortuna c’è
Torres a doverne approfittare, che puntualmente non ci smentisce. Non sarà lui
l’uomo della provvidenza. L’uomo in questione viene dall’est, e sarà ricordato
per sempre come il castigatore del Napoli: dopo una gran giocata al lato dell’area
di Drogba, Ivanovic trafigge De Sanctis e il cuore di tutti coloro che ci
credevano. Stamford Bridge è una bolgia, bandiere bianche-blu fanno da cornice
ad una serata triste per noi italiani (ovviamente, Di Matteo a parte), che si
conclude nel peggiore dei modi. Oltre ad un arbitro esplicitamente impaziente
di far guadagnare tempo ai Blues, un grande campione come Didier Drogba, autore
di una memorabile partita, cade nel fango dell’antisportività, simulando a mo’
di Bousquets, rovinando così l’icona che egli rappresenta.
Ora la speranza tricolore resta aggrappata al solo Milan,
venerdì ci sono i sorteggi, tutti a caccia di una delle 3 out-sider: Apoel
Nicosia, Benfica e Marsiglia. Va fatto “mea culpa” di aver detto cat, prima di averlo in the sac. Sarà per un’altra volta, ma
bisogna comunque ringraziare questa squadra per le emozioni che ha regalato,
pensando col senno di poi, cosa sarebbe successo se Maggio avesse segnato il
4-1 all’andata. Maledetto Cole.
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