In una giornata dolorosa per il calcio mediterraneo, quando
ancora la tragica notizia non era nemmeno immaginabile, in Inghilterra abbiamo
avuto modo di assistere a parecchie partite, su tutte il derby di Merseyside e
il City di Mancini di scena contro il Norwich.
Memoria onorata – A un giorno dal 23esimo anniversario della
strage di Hillsborough, il derby di Liverpool va in scena lontano dai cancelli
di Anfield o del Goodison Park, esattamente a Wembley, dove si giocano come è
consuetudine, le semifinali di FA Cup. Nella tragedia dell’89, durante la
semifinale di FA Cup contro il Nottingham Forest, morirono 96 tifosi reds, e la
finale poi vinta dal Liverpool fu giocata proprio contro gli acerrimi rivali, i
Toffies. Se non bastano i due derby cittadini in Premier, ecco che viene in
salvo la Coppa Italia d’Inghilterra, come spesso è chiamata da noi, a regalare
emozioni umane (minuto di silenzio e tributo con fiori e fasce nere) e sportive
(la partita in sé). Subito la bilancia pende sulla sponda blu dello stadio
della Nazionale inglese, per merito di Jelavic che in maniera molto cinica
sfrutta un erroraccio difensivo di Agger e Carragher in fase di rinvio,
trafigge la porta di colui che ha commosso una nazione intera, Jones. Quando
oltre alla retroguardia anche l’artiglieria pesante sbaglia (vedi Carroll, che
si divora un gol di testa facile facile) sembra tutto perduto, ma non è così:
Suarez lotta per rimpossessarsi dello scettro del cinicism, e Suarez non esita
ad accompagnare in rete un retropassaggio suicida di Distin. Verso la fine, a
regalare la finale ai tifosi sponda red, così da mettere un po’ di sale su
questa stagione insapore, ci pensa proprio Carroll, che traducendo in
inglese“dalle stelle alle stalle”, goes from zero to hero.
Citizens alla sesta – 11 gol in due partite: è questo lo
score del City di Mancini contro il Norwich di Lambert quest’anno, apprezzabile
rivelazione della stagione inglese, che però nulla può contro lo strapotere
petroliero di Moss Side. Dopo un match (tennistico?) vinto dai Citizens per
6-1, nonostante il risultato sia leggermente esagerato e crudele nei confronti
dei Canaries, viene un po’ il dubbio riguardo al finale di Premier League: se
Tevez avesse continuato a giocare anziché flirtare con Galliani e giocare a
golf, dove sarebbe oggi il Manchester City? Ancora aggrappato a delle misere
speranze provvidenziali dipendenti solo ed esclusivamente da un harakiri dei Red
Devils, o appollaiato in cima alla classifica, a scrutare tutti dall’alto al
basso? Eh si, perché è proprio l’Apache, Tevez, a trascinare i compagni di
squadra alla vittoria. Una bella portata di Asado argentino, condito dalla
ritrovata coppia del gol Tevez-Aguero ha fatto sì che il primo segnasse una
tripletta, aumentando così i rimpianti di Berlusconi & co., mentre il
secondo si accontentasse “solo” di una doppietta. Lo smash finale arriva grazie
ad Adam Johnson, giocatore forse sminuito, perché inglese, dai suoi compagni
costati decine e decine di milioni di euro. Il gol del Norwich, l’unico, è
arrivato dai piedi di Surman, quando ancora il punteggio era sullo 0-2. Il
microfono passa alla squadra di Ferguson, che può e deve vincere contro un
inguaiato Aston Villa.
Lo Swansea si rimette in carreggiata, battendo per 3-0 il Blackburn,
mentre il QPR di Cissè perde contro il West Bromwich, restando così a rischio
retrocessioni. Finisce a reti inviolate la partita tra Sunderland e
Wolverhampton.
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